Un ritratto della grande Oriana Fallaci, ma quella meno conosciuta, quella degli esordi nel giornalismo, dal 1955 al 1959 in otto episodi (prodotto da Paramount Television International Studios e Minerva Pictures in associazione con Redstring): i primi due episodi della serie di Luca Ribuoli, Giacomo Martelli, Alessandra Gonnella, di cui è protagonista Miriam Leone, sono stati presentati alla Festa del Cinema di Roma e prossimamente saranno su Rai1.
«S’intitola Miss Fallaci perché poi da qui diventerà Oriana – ha detto l’attrice – . È il racconto di formazione di una ragazza che scopre se stessa e cerca di affermarsi nella sua passione». E secondo Leone, potrà avvicinare Fallaci «alle nuove generazioni che poco sanno di lei. “La rabbia e l’orgoglio” ha creato una sorta di damnatio memoriae su di lei, una grande intellettuale del '900 con molto da dire anche oggi».
Un ruolo importante ed emozionante in «Miss Fallaci» ha l’attore catanzarese Francesco Colella, che interpreta Alfredo Battistini, superiore di Oriana Fallaci. Un personaggio che potrebbe ricordare il giornalista messinese Michele Serra, direttore di “L’Europeo” negli anni in cui Fallaci vi scriveva, ma in realtà rappresentativo di caporedattori illuminati. «Potrebbe lontanamente ispirarsi a Serra – ci ha detto Colella – sebbene per il personaggio non si giochi su alcuna somiglianza specifica».
Un uomo in apparenza severo nei confronti della giovane e spregiudicata redattrice, di cui intuisce subito il talento inusuale, cercando di abbattere le riserve del suo vice Carlo Morganti (Leonardo Lidi). «L’ingrediente fondamentale del personaggio è la sua capacità di accoglienza e comprensione. I suoi conflitti con una donna forte come la Fallaci sono la coloritura del loro rapporto, ma di fondo Battistini non le si oppone, perché vede in lei una capacità narrativa rara e originale. Sa che quel talento può fiorire ed espandersi, lo riconosce, e questo fa di lui un padre professionale».
Nel corso della serie, Battistini diventa per la giovane Oriana una figura quasi familiare: «Col tempo si trasformerà in un confidente e un amico. Le parole che si scambiano hanno a che fare col lavoro, ma quel poco che si comunicano sulla vita privata sentimentale e i dolori della Fallaci fa scoprire una grande intuitività tra i personaggi, e ciò lo renderà per la donna un punto di riferimento».
Ma qual era la peculiarità che ha reso Oriana Fallaci una delle più grandi giornaliste e scrittrici italiane?
«Quando scriveva vedevi la giornalista e la donna. La sua narrazione era estremamente soggettiva e ciò dava valore al racconto, perché il suo sguardo era lucido, potente, a volte furioso. Spero che la serie riesca non solo a sollecitarne il ricordo, ma anche a far riflettere su come avrebbe commentato la nostra società contemporanea».
Quindi cosa avrebbe potuto dire la sua penna in questo momento storico così doloroso e complesso?
«Sicuramente la sua narrazione si sarebbe opposta a quella attuale del mondo, anche giornalistica, dove il più delle volte manca il pensiero, soprattutto critico, oltre al fatto che personalmente colgo una grande rimozione. Ci avrebbe fatto conoscere, anche attraverso la sua voce, gli orrori della guerra, il dolore, avrebbe raccontato al meglio la spregiudicatezza, la stupidità e crudeltà di un certo potere e sarebbe stato bello averla anche oggi come compagnia di viaggio. La sua capacità di opposizione e la sua furia sentimentale nel narrare la realtà avrebbero educato il nostro sguardo sul mondo».
Intanto Colella interpreterà Don Calogero Sedara, antagonista del Principe di Salina Don Fabrizio, nell’attesissima serie de «Il Gattopardo», in streaming su Netflix nel 2025, nel ruolo che fu di Paolo Stoppa nel film di Luchino Visconti.
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