Lunedì 23 Dicembre 2024

"Nessun rischio
di risveglio
del vulcano Marsili"

Nessuna possibilità di risveglio del noto vulcano Marsili, ma solo il normale decorso del fenomeno della tettonica a placche. Così l’Ingv spiega la sequenza di terremoti a grande profondità, al di sotto della crosta terrestre, che si sono verificati nel Tirreno negli ultimi giorni. 
La prima scossa, di magnitudo 4.0, si è verificata lo scorso 12 Luglio ad una profondità di 479.6 chilometri, mentre l’ultima si è verificata nella giornata di ieri, avente una magnitudo 3.5 a quasi 400 chilometri di profondità: «Sono i terremoti al di sotto della crosta terrestre spiegati dalla tettonica a placche – spiega Lucia Marsili dell’Ingv – In queste aree si verificano generalmente eventi tellurici compresi tra i 100 e i 500 chilometri che non si verificano in altre zone d’Italia. 
Quando due placche litosferiche si avvicinano, una delle due, la placca litosferica oceanica, si flette e va a finire sotto l’altra, formando una zona di subduzione, determinando terremoti superficiali e profondi. Quando due placche invece si allontanano, in un margine divergente, lasciano spazio al mantello per risalire, in particolare alla parte astenosferica dello stesso, formando delle zone di fratturazione se ci troviamo su una placca continentale, o delle dorsali oceaniche. Nel caso specifico del Tirreno – continua l’esperta –  la placca ionica si inflette sotto la Calabria e scende verso nord-ovest, al di sotto del bacino tirrenico. L’antico oceano della Tetide quindi, (il Mar Ionio) si inflette sotto la Calabria e sprofonda sotto il Mar Tirreno dando luogo a un’attività sismica particolarmente profonda». 
La subduzione, spiega Marsili, non è evidenziata solo dai terremoti profondi, ma anche da un’area che rappresenta un’anomalia di velocità: «Come sappiamo la Calabria si muove in direzione opposta all’Africa di 3,5 mm annui, quindi al di sotto della regione c'è una vera zona di subduzione che un tempo era più grande e correva lungo tutta la catena appenninica. Oggi, a causa di rispettivi strappi nella litosfera, la subduzione è limitata a 200 chilometri sotto la Calabria, ed è proprio sotto questa ristretta zona che si verificano i terremoti profondi che abbiamo osservato negli ultimi giorni». Il fenomeno, rileva l’Ingv, non è solo recente: negli ultimi 5 anni ci sono stati nell’area due  terremoti di magnitudo superiore a 5, e in passato, precisamente nel 1938, ce n'è stato uno addirittura di magnitudo 7,1, uno dei più forti registrati nell’area italiana. 

Nessuna possibilità di risveglio del noto vulcano Marsili, ma solo il normale decorso del fenomeno della tettonica a placche. Così l’Ingv spiega la sequenza di terremoti a grande profondità, al di sotto della crosta terrestre, che si sono verificati nel Tirreno negli ultimi giorni. 

La prima scossa, di magnitudo 4.0, si è verificata lo scorso 12 Luglio ad una profondità di 479.6 chilometri, mentre l’ultima si è verificata nella giornata di ieri, avente una magnitudo 3.5 a quasi 400 chilometri di profondità: «Sono i terremoti al di sotto della crosta terrestre spiegati dalla tettonica a placche – spiega Lucia Marsili dell’Ingv – In queste aree si verificano generalmente eventi tellurici compresi tra i 100 e i 500 chilometri che non si verificano in altre zone d’Italia. 

Quando due placche litosferiche si avvicinano, una delle due, la placca litosferica oceanica, si flette e va a finire sotto l’altra, formando una zona di subduzione, determinando terremoti superficiali e profondi. Quando due placche invece si allontanano, in un margine divergente, lasciano spazio al mantello per risalire, in particolare alla parte astenosferica dello stesso, formando delle zone di fratturazione se ci troviamo su una placca continentale, o delle dorsali oceaniche. Nel caso specifico del Tirreno – continua l’esperta –  la placca ionica si inflette sotto la Calabria e scende verso nord-ovest, al di sotto del bacino tirrenico. L’antico oceano della Tetide quindi, (il Mar Ionio) si inflette sotto la Calabria e sprofonda sotto il Mar Tirreno dando luogo a un’attività sismica particolarmente profonda». 

La subduzione, spiega Marsili, non è evidenziata solo dai terremoti profondi, ma anche da un’area che rappresenta un’anomalia di velocità: «Come sappiamo la Calabria si muove in direzione opposta all’Africa di 3,5 mm annui, quindi al di sotto della regione c'è una vera zona di subduzione che un tempo era più grande e correva lungo tutta la catena appenninica. Oggi, a causa di rispettivi strappi nella litosfera, la subduzione è limitata a 200 chilometri sotto la Calabria, ed è proprio sotto questa ristretta zona che si verificano i terremoti profondi che abbiamo osservato negli ultimi giorni». Il fenomeno, rileva l’Ingv, non è solo recente: negli ultimi 5 anni ci sono stati nell’area due  terremoti di magnitudo superiore a 5, e in passato, precisamente nel 1938, ce n'è stato uno addirittura di magnitudo 7,1, uno dei più forti registrati nell’area italiana. 

leggi l'articolo completo