Ha visto troppi film di 007 o è più affascinato da quelli sui marziani? Parliamo del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e del suo progetto di “Armata dello Spazio”, che sembra una versione, riveduta e corretta, di quella che fu (ma solo sulla carta) la strategia delle “Guerre stellari” di Ronald Reagan. La cosa (forse) fa ridere, ma fino a un certo punto. E per molti motivi. Parliamoci chiaro: per realizzare un polpettone del genere ci vorrebbe una barca di soldi. Altro che otto miliardi di dollari, quelli sono noccioline. E se il New York Times definisce il piano “prohibitively expensive” (maledettamente costoso, tradotto all’osso), chi se ne intende parla di un trilione di dollari. Oltre, naturalmente, alla necessità di avere una capacità tecnologica quasi intergalattica e un bel po’ di barbaro coraggio. Perché si aprirebbe una corsa al riarmo con Russia e Cina talmente sofisticata (e rischiosa) da mandare tutti a ramengo. Sì, è vero, esiste un rapporto, redatto nello scorso febbraio dall’Intelligence Usa, che avverte: entro due anni russi e cinesi saranno in grado di “accecare” tutti i satelliti americani. E poi c’è il nodo scottante della supervisione dello spazio, affidata a una miriade di Agenzie del Pentagono (almeno 60 e tutte in competizione tra di loro). Tanto che il Congresso ha ordinato al suo Ministero della Difesa di fare chiarezza, con un dossier che dovrebbe arrivare il mese prossimo. Ma ora Trump ha frettolosamente spiazzato tutti. Perché? Qualcuno parla della sua maniacale ricerca del consenso (“ job approval”) e delle elezioni di “medio termine” e qualche altro di una scaltra volontà di applicare la massima romana del “divide et impera”, scavando un po’ il terreno sotto i piedi ai militari e agli alti papaveri del Pentagono, a cominciare dall’Air Force. Già, l’Air Force. E il suo servizio segreto. E qui voltiamo pagina, con un discorso che farà sorridere qualcuno, ma che metterà di sicuro una pulce nell’orecchio a qualche altro. Non siamo ardenti sostenitori delle “Teorie del complotto”, ma non ci giriamo nemmeno dall’altro lato quando ci troviamo di fronte a discorsi “strani” o, almeno, “non convenzionali”. All’epoca delle “Guerre stellari” di Reagan si cominciò a discutere, a mezza voce, di un’iniziativa assunta precipitosamente per mettersi in guardia di fronte a potenziali minacce “esterne”. Né sovietiche e manco cinesi, per capirci. Insomma, si parlò di alieni. C’è poco da scherzarci sopra. Potremmo fare un elenco di personalità di grosso calibro coinvolte nel dibattito, da Einstein e Oppenheimer a Stephen Hawking, al Ministro della Difesa canadese Paul Hellyer. Fermandoci solo ai Presidenti Usa, la “desecretazione” di un catafascio di documenti “eyes only”, dalla Cia all’Fbi, ha confermato l’interesse di gente come Truman, Eisenhower, dello stesso Kennedy, di Gerald Ford (un fervente sostenitore della necessità di saperne di più), Ronald Reagan, Bill Clinton e, soprattutto, della moglie Hillary, che in campagna elettorale aveva promesso di far rivelare tutto quello che finora i vari governi americani hanno accuratamente coperto. Il capo di Gabinetto di Bill Clinton e Chief Strategist della campagna di Hillary, John Podesta, ha dichiarato di avere visto documenti sconvolgenti e si è battuto per renderli pubblici. La stampa Usa ha scritto che una delle e-mail diffuse e che hanno fregato Hillary, riguardava una conversazione tra Podesta e l’ex astronauta Edgar Mitchell su un tema ultrascottante: ingegneria “inversa” di origine aliena. Cioè dischi volanti caduti sulla Terra e recuperati per essere studiati. Da questa attività dipenderebbe, secondo diversi analisti, la formidabile serie di scoperte scientifiche sfornate a ripetizione dalla fine degli anni ’40. Cioè dall’epoca del famoso incidente di Roswell (lo schianto di un’astronave extraterrestre nel New Mexico) e dei conseguenti “misteri” legati alle attività di mitiche basi militari, come l’Area 51 e la Wright-Patterson. Il fenomeno avrebbe riguardato anche i russi (incidente di Kapusti Yar) e gli inglesi (incontro del terzo tipo di Rendlesham Forest). E ora arriva Trump, che rispolvera, tra lo stupore generale, la vecchia idea delle “Guerre stellari”. A chi si rifà? A James Bond (“Dalla Russia con amore”) o a Tom Cruise (“La guerra dei mondi”)? Scriveva Shakespeare, nel suo “Amleto”: “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia”.
Caricamento commenti
Commenta la notizia