Ex amministratori comunali, consiglieri comunali, alcuni dei quali ancora in carica, e dirigenti del Comune di Lecce vengono arrestati in queste ore dai militari della Guardia di Finanza. Gli arresti sono stati richiesti dai Pm Massimiliano Carducci e Roberta Licci. Sono 46 le persone indagate, tutte a vario titolo accusate per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, abuso d'ufficio e falso ideologico. Voti elettorali sarebbero stati 'scambiati' con alloggi popolari.
Compare anche il nome del senatore leccese della Lega Roberto Marti tra i 34 indagati che non sono stati raggiunti da alcun provvedimento restrittivo nell'ambito dell'inchiesta sui voti elettorali ottenuti in cambio di case popolari che oggi ha portato a Lecce all'arresto di ex amministratori comunali, di consiglieri comunali, alcuni dei quali ancora in carica, e di dirigenti del Comune. Marti, dal 2004 al 2010, è stato assessore a
Lecce ai Servizi sociali, ai progetti mirati e alle pari opportunità. Il reato contestato é abuso d'ufficio e falso ideologico.
provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti nei confronti di nove persone (di cui due in carcere, 5 agli arresti domiciliari e due con obblighi di dimora).
I provvedimenti restrittivi eseguiti oggi riguardano gli arresti in carcere di Umberto Nicoletti e Nicola Pinto, soggetti ritenuti legati alla malavita organizzata, accusati del pestaggio, nel 2015, dell'uomo che nel 2013 con la sua denuncia dette il via all'inchiesta penale. Arresti domiciliari per gli ex assessori Attilio Monosi e Luca Pasqualini, attualmente entrambi in carica come consiglieri comunali nel centrodestra, per il consigliere comunale del Pd Antonio Torricelli, anche in carica, per il dirigente comunale Lillino Gorgoni e per Andrea Santoro, quest'ultimo accusato nell'ambito dell'episodio di pestaggio del denunciante. La sua posizione é stata valutata meno grave rispetto a quella degli altri due aggressori finiti in carcere. Obbligo di dimora per Monica Durante e Monia Gaetani, entrambe leccesi, che fungevano - come ipotizzato dagli inquirenti - come "collettore elettorale", mettevano cioè in contatto gli abitanti della zona 167 della città, considerata l'epicentro del voto di scambio, con gli interessati ad ottenere i voti elettorali. Per altri cinque dipendenti comunali in servizio presso l'ufficio casa e ufficio patrimonio, é stata chiesta l'interdizione temporanea dai pubblici uffici. In totale gli indagati nell'inchiesta sono 48, per 34 dei quali (tra cui compaiono ex dirigenti ed ex funzionari comunali, oltre a persone ad aver beneficiato indebitamente dell'alloggio) non é stato preso alcun provvedimento, come nel caso del senatore Marti. L'ordinanza è stata firmata dal gip di Lecce Giovani Gallo. Le indagini sono cominciate nel 2013 dopo la denuncia di un cittadino.
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