I carabinieri hanno fermato questa notte a Misilmeri Giusto Francesco Mangiapane, 42 anni, nato a Ciminna e residente a Villafrati e ritenuto appartenente alla "famiglia" mafiosa di Misilmeri.
Mangiapane era sfuggito martedì ai fermi disposti dalla procura nel corso dell'operazione Cupola 2.0. Il provvedimento riguarda 49 indagati, ne sono stati eseguiti 47.
Salgono a 48 i fermati nell'operazione Cupola 2.0 con la quale i carabinieri hanno smantellato il tentativo di ricostituire la 'Cupola' di Cosa Nostra.
Un'altra persona è ancora irreperibile: Carlo Noto, 52 anni di Misilmeri. L'operazione di questa mattina è stata condotta dalla stazione di Misilmeri agli ordini del maresciallo Giuseppe Bono unitamente a personale del Reparto Operativo di Palermo.
L'operazione "Cupola 2.0" riguarda 49 indagati e martedì ne erano stati eseguiti 46 fermi. Nel tratteggiare la figura del nuovo boss dei boss scelto dalla cupola di Cosa nostra per rappresentarla, prendere le decisioni importanti, dirimere le questioni tra le cosche, gli inquirenti indicano Settimo Mineo, riconosciuto dagli abitanti della zona (Pagliarelli) "quale autorevole figura di riferimento, quale persona a cui rivolgersi per ottenere il permesso per avviare una nuova attività commerciale o per recuperare la merce che era stata rubata; o ancora veniva chiesto il suo intervento risolutivo anche nell'ambito di rapporti privati aventi ad oggetto la locazione di immobili o il pagamento di un credito di denaro".
"Il sistematico, spontaneo, ricorso di commercianti ed imprenditori al capomafia - scrivono - anziché ai canali della giustizia ordinaria, era sintomatico di un contesto socio-ambientale gravemente compromesso. Del resto le condotte di Mineo, anche qualora non immediatamente finalizzate ad un guadagno in termini economici per sé e per l'organizzazione, comunque costituivano l'espressione più autentica del controllo capillare e diffuso del territorio contribuendo ad alimentare, tra la popolazione locale, una condizione generale di sottomissione e connivenza, preminente fattore di stabilità e continuità del modello mafioso".
Mineo era consapevole che gli strumenti tecnologici sono 'nemici' dei segreti e non voleva vicino a sè cellulari, né che venissero utilizzate comunicazioni multimediali anche per gli appuntamenti. Tutto a voce e direttamente.
Incontri rapidi di pochi minuti per strada. E se per esigenze particolari le riunioni dovevano svolgersi al chiuso il luogo non doveva mai essere riutilizzato per altri incontri. Nel blitz antimafia è caduta anche Rosalba Crimò, 29 anni, accusata di concorso esterno, figlia dell'indiziato mafioso Maurizio, entrambi arrestati ieri.
Secondo l'accusa la ragazza teneva e gestiva la cassa della famiglia mafiosa di Misilmeri. Un ruolo che gli si confaceva evidentemente: era anche cassiera del negozio 'Deter shopping' di suo padre.
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