«Saremo bocca che esprime le tue idee, le mani che realizzano i tuoi progetti...». Trento e i trentini sono attoniti: la città di Antonio Megalizzi, il giovane reporter colpito dal killer del mercatino di Natale a Strasburgo e morto dopo tre giorni di coma, si riempie di fiori e di messaggi, in attesa di stringersi per l’ultimo saluto. Che sarà mercoledì o giovedì. Per ora la data dei funerali non è ancora nota e la famiglia, chiusa in un dolore implacabile, ha chiesto la massima privacy. Ma si è saputo che saranno celebrati nel Duomo, mercoledì o giovedì, dal vescovo monsignor Lauro Tisi mentre la sua città è in lutto con le bandiere a mezz'asta. La mamma di Antonio, Anna Maria, e la sua fidanzata Luana sono rimaste accanto a lui a Strasburgo. In attesa dell’autopsia, che sarà eseguita lunedì, e le tristi pratiche di rito. Ma nella città del giovane trentino, con il sogno del giornalismo e dell’Europa, tutti l’aspettano per rendergli 'omaggiò con un’adesione «simbolica ma importante» per "condannare con forza la brutalità e l’inutilità delle azioni terroristiche e ribadire che Trento è una città nell’Europa e protagonista, da sempre, nel sostegno all’unità europea». Da oggi le bandiere di Palazzo Thun, sede del Comune, e quelle del Rettorato, sono a mezz'asta. Davanti a casa Megalizzi è stato un continuo via-vai di gente che deponeva fiori. Così come alla Facoltà di lettere, dove la bacheca nell’atrio è piena di messaggi, poesie, immagini e fotografie per ricordare Antonio. Il riferimento al suo spirito europeista è continuo: «Progetto un mondo, nuova edizione! Questo dicevano i tuoi occhi, il tuo sorriso e i discorsi appassionati che hai fatto con chiunque volesse mettersi in gioco», si legge in una delle lettere. E ancora: «Saremo bocca che esprime le tue idee, le mani che realizzano i tuoi progetti e il cuore che si batte per la tua Europa». Un’altra lettera, che si conclude con «ti vogliamo bene», lascia trasparire una conoscenza più profonda: «Caro Antonio, noi due, del nichilismo, ne avevamo fatto la stessa bandiera. Ma in realtà tu la vita l’amavi. Sei la persona più intelligente, brillante, arguta e sagace che io abbia mai conosciuto. Faticavo a starti dietro». Antonio si è spento venerdì nell’ospedale Hautepierre a Strasburgo dopo aver lottato per quasi tre giorni tra la vita e la morte. Accanto a lui i genitori, la sorella e la fidanzata, partiti da Trento martedì a tarda sera, dopo aver ricevuto la telefonata che annunciava che Antonio era tra i feriti colpiti dal killer Cherif Chekatt. Oggi la famiglia ha chiesto il massimo rispetto per il proprio dolore in questo momento così difficile: «Antonio era un giornalista e, in circostanze simili, avrebbe sicuramente rispettato la volontà dei parenti di un collega venuto a mancare», ha sottolineato. Tra i tanti, tantissimi, messaggi quello del direttore della Scuola di studi internazionali dell’Università di Trento, Andrea Fracasso: era un ragazzo entusiasta, tenace nello studio e nell’inseguire i suoi sogni. Antonio nella lettera di motivazioni, da presentare all’iscrizione scriveva: «Vi posso garantire che non mollerò mai. Vi posso assicurare tutta la mia attenzione, l’entusiasmo, l’impegno e la dedizione». Un progetto di vita, il suo, che si è infranto davanti alla pistola del killer, un ragazzo più o meno della sua stessa età ma con l'inferno dentro.