Otto indagati per omicidio volontario, ossia tutti gli ultras napoletani che erano bordo delle due macchine che potrebbero aver investito, una colpendola e l’altra passandogli sopra, l’ultrà Daniele Belardinelli all’ inizio degli scontri prima della partita Inter-Napoli del 26 dicembre, a Milano. E una seconda auto, quindi, dopo la Volvo V40, che a breve dovrebbe essere sequestrata.
Arriva un’altra svolta nell’inchiesta che stanno conducendo assieme la Digos di Milano e Napoli, al termine di una giornata di interrogatori durati 12 ore, anche se gli investigatori dovranno ancora fare molte verifiche su diverse altre vetture della 'carovanà dei tifosi partenopei e sentire tante altre persone. Mentre il dato formale, da quanto si è saputo, conta già addirittura una ventina di indagati solo a Milano, oltre che per rissa anche per omicidio volontario (sono state iscritte come forma di garanzia tutte le persone individuate negli scontri), dal carcere milanese di San Vittore è uscito uno dei quattro arrestati per rissa aggravata, il 21enne Luca Da Ros che, malgrado le minacce subite in questi giorni, ha continuato a collaborare indicando numerosi ultras nerazzurri ai magistrati.
Nel frattempo, l’avvocato Emilio Coppola, che inizialmente era il difensore di tutti e quattro gli indagati della Volvo (su un’altra auto c'era anche un minorenne), nel corso degli interrogatori in Questura a Napoli ha lasciato la difesa di due ragazzi le cui versioni davanti agli investigatori della Digos milanese sono apparse in contraddizione tra loro su alcuni aspetti. «Al momento - ha detto Coppola - sono in corso accertamenti sui ragazzi della Volvo. Ci saranno sviluppi nelle prossime ore, saranno sentiti i passeggeri di altre auto, noi abbiamo chiarito la nostra posizione.
Ma si parla di molti indagati - ha ribadito il legale - si faranno accertamenti su molti veicoli e so che verranno sequestrate altre auto». Potrebbero essere alcune decine, «trenta, quaranta», le persone indagate anche a Napoli, ha aggiunto il legale, per la morte dell’ultrà e sempre per svolgere tutti gli accertamenti. Da quanto si è saputo, comunque, gli investigatori oggi hanno raccolto elementi utili per stabilire chi fosse alla guida della Volvo nella disponibilità di un tifoso 25enne. Sul punto, infatti, c'è stata un’ammissione, ma sull'investimento, invece, nessuno ha fatto ammissioni e ci sono stati anche 'rimpallì di responsabilità. Il 25enne, tornato a Napoli da Milano, ha lavato l'auto e il sospetto è che possa averlo fatto per cancellare tracce di sangue e per questo saranno utili le analisi della polizia scientifica.
L’ultrà interista Da Ros, intanto, dopo aver chiamato in causa Marco Piovella, detto 'il Rossò, come uno dei capi dei Boys della curva interista che avrebbe impartito gli «ordini" per il blitz di via Novara, ieri davanti al procuratore aggiunto di Milano Letizia Mannella e ai pm Michela Bordieri e Rosaria Stagnaro ha fornito altri elementi sull'agguato. Su un album fotografico «di 34 persone» mostratogli, ha chiarito l’avvocato Alberto Tucci, «ha riconosciuto 7-8» ultras, «alcuni dei quali hanno partecipato» all’assalto, tra cui Nino Ciccarelli, capo dei Viking della curva. Dal 21enne, detto 'il gigantè, come ha scritto il gip Guido Salvini concedendo i domiciliari, sono arrivati «numerosi dettagli utili» sulle «modalità dell’ attacco», ma anche per «risalire ai responsabili dell’omicidio di Belardinelli», nonostante «le minacce ricevute presso la sua abitazione e apparse sui numerosi social network».
Il ragazzo ha svelato la «identità di numerose persone coinvolte», una scelta, aggiunge il gip, non certamente facile per la «pressione che i gruppi di tifosi ultras sono in grado di esercitare». E’ stato anche additato come «infame» da un detenuto in carcere e nonostante tutto ha manifestato «un concreto distacco da quelle regole di un’omertà che caratterizza la realtà di tali gruppi».
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