Resterà in carcere Tony Essobti Badre, il 24enne venditore ambulante accusato dell’omicidio del figlio della sua convivente e del ferimento della sorellina, avvenuti a Cardito (Napoli). Così ha deciso il gip del tribunale di Napoli Nord Antonino Santoro dopo aver interrogato Badre nell’udienza di convalida del fermo, in cui l’uomo ha ribadito la confessione resa subito dopo il fatto al sostituto della Procura di Napoli Nord Paola Izzo, chiarendo anche quei particolari ancora controversi, come quello relativo all’utilizzo, durante il pestaggio, del manico rotto di una scopa, trasformato in un’arma.
«Ho colpito i bambini con calci e pugni ed anche con il manico della scopa», ha ammesso Badre, che risponde di omicidio volontario aggravato da futili motivi e lesioni aggravate; «volevo bene ai ragazzi come fossero miei - ha proseguito - ma quando hanno distrutto la cameretta, in particolare la sponda del letto acquistata con tanti sacrifici, ho perso la testa. Sono distrutto», si è poi lasciato andare il 24enne, dicendosi ancora più rammaricato dal fatto di aver inizialmente «sottovalutato la portata delle ferite» inferte al figliastro, perdendo quelle due-tre ore risultate fatali.
Badre ha poi raccontato che la compagna avrebbe cercato di fermarlo durante il pestaggio, ma senza riuscirci, ed ha ripercorso le tappe della travagliata convivenza con la donna, madre di tre figli avuti da una passata relazione, con cui aveva frequenti dissidi. Continuano a migliorare intanto le condizioni della sorellina delle vittima, ricoverata all’ospedale Santobono di Napoli, dove è piantonata dalle forze dell’ordine e con il divieto di incontrare i parenti.
«Il quadro clinico - spiega Vincenzo Tipo, primario del Pronto Soccorso - è in continuo miglioramento per le condizioni fisiche, ma la piccola resta qui anche per proseguire il percorso di sostegno psicologico a cura dello staff dell’ospedale». La bambina, che dopo la tragedia aveva accusato esplicitamente il patrigno, ha incontrato il pm Paola Izzo, che già ieri l’ha interrogata per circa due ore alla presenza della psicologa dell’equipe di sostegno che la segue, facendosi raccontare gli episodi che hanno portato alle percosse subite da lei e dal fratello. I colloqui della piccola con il pubblico ministero proseguiranno anche nei prossimi giorni, con durate mai troppo lunghe per non acuire lo stress della bambina. «Siamo nella fase acuta del trauma - ha spiegato Carlo Barbati, del team di psicologi - quindi adottiamo un intervento contenitivo, lasciando parlare la bambina, cercando di non suscitarle sentimenti sgradevoli, ma anche essere in grado di risponderle, perché ai bambini non bisogna dire bugie». Gli psicologi del Santobono chiaramente parlano con grande cautela delle sensazioni della piccola. Pochi i dettagli che emergono dalla stanzetta dove è ricoverata. Emerge il superamento dello choc verbale da parte della bambina, arrivata senza parlare, e la sua richiesta di mangiare gnocchi e cotoletta.
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