Era in casa a consumare un piatto di pasta asciutta e dei pistacchi, con accanto due gatti, mentre la sua compagna era intenta a fare le faccende domestiche. Quando in casa sono arrivati gli uomini delle forze dell’ordine Marco Di Lauro, 39 anni, rampollo del clan di Secondigliano, latitante da 14 anni, tra i 4 più pericolosi, non ha opposto alcuna resistenza. E forse la sua cattura è legata ad un femminicidio, avvenuto a Milito di Napoli, che ha visto coinvolto uno ex sorvegliato speciale, ritenuto in passato vicino al clan. Di Lauro non possedeva armi, aveva una modesta somma di denaro - quello che basta per fare gli acquisti per appena una settimana - e si è lasciato portare via tranquillamente. A suo carico pende una condanna definitiva a 11 anni e 4 mesi per associazione a delinquere e un’ordinanza di custodia cautelare per traffico di droga. Polizia, carabinieri e guardia di finanza da anni lo inseguivano sia in Italia che all’estero: anni di pedinamenti, appostamenti, intercettazioni telefoniche. L’uomo non avrebbe mai commesso un passo falso. Lo hanno bloccato, nel primo pomeriggio di oggi, in un modesto appartamento di una anonima palazzina di via Emilio Scaglione, alla periferia di Napoli ad una manciata di chilometri da Secondigliano, dove una volta c'era il quartiere generale del clan che è stato protagonista tra il 2003 ed il 2005 di una faida tra gli uomini fedeli al clan e quelli che volevano mettersi in proprio e per questo definiti gli «scissionisti» o i «girati». Soddisfazione per l’arresto di Di Lauro è stata espresso dal premier Giuseppe Conte, dai ministri Matteo Salvini e Alfonso Bonafede oltre che dal presidente della Commissione antimafia Nicola Morra. Gli investigatori sospettavano che Di Lauro non potesse essere molto lontano. E che però per sfuggire alla cattura si sarebbe ben «mimetizzato», conducendo una vita da cittadino normale, occupando un alloggio abbastanza modesto. Niente sfarzo, niente auto di lusso con l’obiettivo di passare inosservato. Ma questo non esclude che abbia goduto di una fitta rete di protezione, forse anche da parte di insospettibili. I fari degli investigatori erano puntati da tempo nella zona a nord di Napoli. Il cerchio si stava stringendo da alcuni giorni ma nel pomeriggio di oggi, come ha detto nel corso di una conferenza stampa il questore di Napoli, Antonio De Iesu, «c'è stata una fibrillazione sulle attività tecniche». Poche ore prima in questura si era costituito un uomo di 40 anni, un ex sorvegliato speciale, ritenuto in passato vicino ai Di Lauro, che aveva ucciso in mattinata la moglie a Melito. Alla domanda di un giornalista se vi possa essere un collegamento tra i due episodi, il questore, nel corso della conferenza stampa, tenuta alla presenza del comandante provinciale dei Carabinieri, Ubaldo del Monaco e di ufficiali della Guardia di Finanza, ha ribadito che «c'è stata una inusuale fibrillazione sulle attività tecniche. Vi posso dire solo questo». L’arresto di Marco Di Lauro ha visto l’impiego di circa 150 uomini delle forze dell’ordine. Per l’uomo non c'è stata alcuna possibilità di scampo. Il 39enne avrebbe preso le redini del clan Di Lauro (che non ha più la potenza militare ed economica del 2004), guidato una volta dal padre, Paolo, conosciuto come «Ciruzzo ò milionario" per la sua disponibilità finanziaria. Prima di lasciarsi portare via dagli uomini delle forze dell’ordine che lo hanno condotto negli uffici della questura ha espresso preoccupazione per i due gatti che fino a qualche ora prima gli tenevano compagnia.