Lunedì 25 Novembre 2024

Le servono soldi per le slot, a Milano madre ludopatica fa prostituire la figlia

«Perché non ti uccidi? Vedrai che finirai a chiedere l’elemosina in strada. Sei bastarda come tua sorella, farai una fine peggiore della sua». Ogni giorno, per anni, queste frasi hanno accompagnato le giornate di una ragazzina di 12 anni, tormentata dai continui maltrattamenti della madre che, per alimentare la propria ludopatia, costringeva la figlia maggiore di 22 anni a prostituirsi. Offese, umiliazioni e botte hanno scandito la loro vita: la 12enne, ora affidata a una comunità protetta, era così affranta da aver dichiarato di volersi suicidare. Ieri i carabinieri della stazione di Milano Vigentino hanno arrestato la mamma 52enne per maltrattamenti in famiglia, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, quest’ultimo reato consumato solo nei confronti della figlia maggiorenne. Come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Anna Calabi, su richiesta del pm Michela Bordieri, la maggiore era stata spinta a «frequentare un night» del centro di Milano dove avrebbe avuto «chance maggiori», secondo la madre, di «incontrare persone famose e politici» per incassare più soldi. Del resto la donna arrivava a spendere anche 400 euro al giorno giocando alle slot machine nel bar sotto casa. L’indagine è iniziata nel luglio scorso, quando i carabinieri hanno organizzato un incontro in una scuola nella zona sud di Milano per parlare di bullismo. Al termine un insegnante ha raccontato che una studentessa di seconda media gli aveva chiesto se fosse reato prostituirsi e da allora sono partiti gli accertamenti sulla ragazzina. Gli investigatori hanno monitorato la famiglia, scoprendo che sua madre aveva avuto le figlie da uomini diversi che al momento si trovano entrambi all’estero. Le vessazioni subite dalla piccola erano quotidiane, era costretta a svolgere pesanti faccende domestiche, a portare la spesa, a occuparsi di commissioni per conto della madre che la umiliava continuamente ripetendole che avrebbe fatto una brutta fine e che sarebbe finita a prostituirsi come sua sorella. Gli uomini della compagnia Porta Monforte, diretti da Silvio Maria Ponzio, sono riusciti ad ascoltare il monologo della bambina alla sua madre immaginaria a cui confessava di non poter andare avanti così e di essere pronta a uccidersi piuttosto che continuare quella vita. In un’altra occasione gli investigatori hanno raccolto una conversazione in cui la 52enne consigliava a una sua amica di picchiare la figlia con i fili elettrici. Le spiega che il metodo è così efficace da spingere la figlia a chiedere perdono in lacrime. «Quando prendo il filo elettrico, si inginocchia davanti a me e si mette a urlare - è riportato nel provvedimento - perdo totalmente il controllo quando ho in mano il filo elettrico, la sorella cerca di difenderla chiedendomi di non picchiarla, io meno entrambe».

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