Degrado e disagio sociale, una storia drammatica in cui una ragazzina viene costretta dalla madre a prostituirsi.
Sei persone, fra cui ovviamente anche la madre della ragazzina, sono state arrestate dai carabinieri di Sciacca. Sono sospettati di aver abusato ripetutamente della giovane vittima cinque uomini tra i 18 e i 68 anni, nell’area tra Menfi (Agrigento) e Gibellina (Trapani).
Le accuse sono gravissime: induzione, sfruttamento e favoreggiamento di prostituzione minorile, violenza sessuale ed atti sessuali aggravati con una minorenne.
L’indagine prende spunto da un normalissimo controllo effettuato da una pattuglia dei carabinieri nel dicembre del 2017, lungo la Statale 624, nel comune di Sambuca di Sicilia (sempre nell'Agrigentino). In quell’occasione, nel cuore della notte, era stata fermata un’auto, a bordo della quale si trovavano un 60 enne di Gibellina ed una ragazzina di 13 anni.
I militari, insospettiti dalle dichiarazioni dell’uomo e per la presenza dell’adolescente, con la quale non aveva alcun legame di parentela, decisero subito di approfondire la situazione, accompagnando i due presso la stazione dei carabinieri di Menfi.
Dopo aver ascoltato l’uomo, venne fuori la realtà: il 60enne aveva accompagnato la ragazza in un ovile vicino Gibellina, dove altri due persone non meglio identificate avrebbero abusato sessualmente della minore, tutto questo con la piena consapevolezza ed il benestare della madre della giovane.
In quell’occasione, i carabinieri fecero subito scattare le manette ai polsi dell’uomo, Pietro Civello di Gibellina, per sfruttamento della prostituzione minorile nonchè denunciarono la madre per lo stesso reato, collocando la ragazzina presso una struttura protetta.
Ma per fare piena luce sulla scioccante vicenda, i militari hanno continuato mediante sofisticate intercettazioni e attraverso pedinamenti, e con il supporto dei carabinieri del Ris di Messina, a raccogliere tutti gli elementi che hanno permesso oggi di eseguire gli arresti non solo nei confronti della madre della ragazzina e del Civello, ma anche nei confronti dei clienti con i quali la minore, sotto costante minaccia di morte, era stata costretta ad avere rapporti sessuali.
I carabinieri sono inoltre riusciti a risalire all’identità dei quattro clienti che, in cambio di somme cha andavano dai 30 ai 200 euro per prestazione, avevano abusato della ragazzina, direttamente presso case di campagna di loro proprietà od addirittura presso un ovile. I quattro uomini si identificano in Viorel Frisan, 37enne di Gibellina, Calogero Friscia, 25enne di Menfi, Vito Sanzone, 43 enne di Menfi e Vito Campo, 69enne di Menfi.
Nello specifico, quello che gli investigatori hanno appurato, grazie anche alla preziosa collaborazione della minore durante le audizioni protette, avvenute in presenza sia di alcuni militari specializzati per reati in materia di violenza di genere, sia di psicologi incaricati, è la seguente dinamica dei fatti: la madre, di nazionalità romena, assieme all’uomo, si preoccupavano di gestire materialmente l’attività di meretricio accordandosi con i clienti, accompagnando la ragazzina sul luogo prestabilito per l’incontro ed intascando in cambio la somma di denaro stabilita. Tutto questo sotto le costanti e reiterate minacce rivolte dai due nei confronti della giovane.
Durante le audizioni, la minore ha descritto con precisione il luogo degli incontri, le persone e gli oggetti di arredo presenti nei locali utilizzati per le violenze.
Grazie a questo ed ai dettagliati sopralluoghi effettuati unitamente agli specialisti del Ris di Messina, i carabinieri hanno così potuto raccogliere preziosi reperti, contenenti materiale biologico sia della vittima sia di alcuni dei suoi aguzzini. I match positivi forniti dai laboratori scientifici dei carabinieri hanno infine confermato pienamente il quadro probatorio.
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