Una truffa per percepire i rimborsi da parte del Comune di Palermo per le giornate di assenza dal lavoro per la partecipazione a riunioni e commissioni consiliari. Di questo sono accusati due consiglieri comunali del capoluogo siciliano in carica dal 2012 al 2017 in seguito a un'indagine dei finanzieri del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Palermo, coordinata dalla Procura della Repubblica (Dipartimento Pubblica Amministrazione).
Per questo è stato eseguito un decreto del gip che ha disposto il sequestro di denaro e beni per un valore di circa 200 mila euro nei confronti di quattro persone fisiche, accusate a vario titolo di truffa aggravata ai danni dello Stato e falso. L’attività investigativa avrebbe accertato che Giovanni Geloso (classe ’74) e Mimmo Russo (classe ‘55), consiglieri comunali nel quinquennio 2012-2017 (Russo è tuttora in carica), avrebbero simulato di essere dipendenti di società e associazioni riconducibili rispettivamente ad A.G. (classe ’67) e D.I. (classe ’82), inducendo il Comune di Palermo a corrispondere i rimborsi. Una legge regionale stabilisce, infatti, che i consiglieri hanno il diritto di assentarsi dai loro luoghi di lavoro per svolgere il mandato pubblico e che i loro datori di lavoro hanno il diritto di ricevere dall’ente pubblico un rimborso pari a quanto da loro corrisposto per le ore o le giornate di assenza.
Le indagini hanno fatto emergere alcune anomalie: G.G. e G.R. risulterebbero essere stati assunti dai privati dopo la loro nomina a consiglieri. Una circostanza che ha sollevato forti dubbi sulla veridicità dei contratti di lavoro, innescando il dubbio negli inquirenti che i contratti fossero stati predisposti proprio per ottenere dal Comune i rimborsi.
Le indagini, condotte mediante acquisizioni e analisi documentali, accertamenti bancari e alcune testimonianze, avrebbero fatto emergere il sistematico ricorso a documentazione e attestazioni fittizie per truffare il Comune di Palermo.
In particolare, G.G. risulterebbe assunto nel gennaio 2015 con contratto a tempo indeterminato dalla S.E.T. Sistemi Elettrici Tecnologici srl (amministrata dalla sorella, A.G.). La S.E.T. srl aveva richiesto al Comune di Palermo (e poi ottenuto) il rimborso di circa 60 mila euro. Ma l’audizione di dipendenti effettivi della società avrebbe permesso di appurare il fatto che G.G. non avesse mai lavorato per la S.E.T. srl.
G.R. , invece, risulterebbe essere dipendente di due associazioni (la Fenalca Interprovinciale Sicilia dal luglio 2012 e l’Ampi Interprovinciale di Palermo da ottobre 2013), entrambe amministrate da D.I., e, a fronte del rapporto d’impiego con la sola Ampi, il Comune di Palermo aveva erogato rimborsi per circa 136 mila euro. Anche in questo caso le dichiarazioni dei dipendenti reali dell’Ampi sono state fondamentali per accertare che in realtà G.R. non avrebbe mai lavorato per l’associazione, secondo quanto appuranto dagli investigatori.
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