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Svolta nel caso Regeni, spunta un nuovo supertestimone: "Fu scambiato per una spia inglese"

Giulio Regeni

Sul caso Regeni spunta una nuova testimonianza che potrebbe aprire uno spiraglio nella ricerca della verità. Venerdì scorso la procura di Roma ha inoltrato al Cairo una rogatoria in 12 punti con elementi investigativi e spunti da approfondire. Tra questi ci sono le affermazioni di un testimone che, in circostanze casuali, avrebbe sentito uno dei cinque ufficiali formalmente indagati in Italia parlare del ricercatore friulano rapito e ucciso a inizio 2016, ammettendo il proprio coinvolgimento.

Stando a questa ricostruzione, l’agente della National security egiziana, il servizio segreto civile di Al Sisi, durante un pranzo di lavoro non si accorse di essere ascoltato dal testimone al tavolo accanto che capiva l’arabo. A un certo punto cominciò a parlare del «ragazzo italiano», raccontando dei pedinamenti e delle intercettazioni telefoniche di cui era stato oggetto fino al 24 gennaio del 2016, vigilia della sua scomparsa, perchè lo sospettavano di essere «una spia inglese».

Lo 007 aggiunse di essere stato protagonista dell’operazione che lo avrebbe fatto scomparire: «Ci convincemmo che era una spia e scoprimmo che il 25 gennaio doveva incontrare una persona che ritenevamo sospetta», avrebbe detto l’ufficiale nella ricostruzione fatta dal testimone, «per questo entrammo in azione quel giorno».

Stando alla nuova testimonianza, quel che accade a Giulio è proprio l’ufficiale egiziano a raccontarlo al suo interlocutore: «Caricammo il ragazzo italiano in macchina e io stesso lo colpii più volte duramente al volto».

La testimonianza sarebbe considerata attendibile dal procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, e dal sostituto Colaiocco. Per gli inquirenti italiani ci sarebbero quindi indizi sufficienti a ipotizzare il coinvolgimento del generale Sabir Tareq, del colonnello Uhsam Helmy del maggiore Magdi
Ibrahim Albdelal Sharif, dell’assistente Mahmoud Najem e del colonnello Ather Kamal. Finora ci si era basati essenzialmente sui tabulati telefonici e le testimonianze raccolte in Egitto, ma ora una prova testimoniale, sebbene 'de relato', potrebbe confermare e arricchire il quadro probatorio.

La nuova rogatoria della Procura di Roma mette insieme gli ultimi elementi acquisiti dagli inquirenti coordinati dal pm Sergio Colaiocco: tra questi c'è il frutto di sette mesi dell’attività di Ros e Sco, e tre memorie frutto dell’attività difensiva della famiglia del giovane, depositate tra marzo e aprile.

Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, ha espresso sostegno alla rogatoria «nel forte auspicio che contribuisca al percorso di giustizia» sulla morte del giovane ricercatore, «in coerenza con le assicurazioni in tal senso, più volte ricevute dalle autorità egiziane».

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