Con l’iscrizione nel registro degli indagati dell’eurodeputata Lara Comi, l’inchiesta della Dda di Milano che ha portato alla ribalta un vasto sistema di corruzione e appalti pilotati in Lombardia, coinvolge per la prima volta un politico di Forza Italia noto a livello nazionale e di un certo peso nello schieramento guidato da Silvio Berlusconi. La tegola su Lara Comi, parlamentare europea azzurra ricandidata per un posto a Bruxelles, è arrivata dopo che ieri pomeriggio i pm Adriano Scudieri e Luigi Furno, che coordinano le indagini assieme alla collega Silvia Bonardi e al procuratore aggiunto Alessandra Dolci, hanno sentito Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia e presidente dell’azienda Officine Meccaniche Rezzatesi con sede nel Bresciano. Alcune ore di interrogatorio sono bastate agli inquirenti per contestare al numero uno degli industriali lombardi e a Lara Comi l’accusa di finanziamento illecito ai partiti. Secondo la ricostruzione della Procura, l’imprenditore bresciano, lo scorso gennaio, avrebbe versato, tramite Omr holding di cui è presidente, 31 mila euro, in due tranche, alla società con sede a Pietra Ligure Premium consulting srl, di Lara Comi. Soldi che, in base ai primi accertamenti, sarebbero stati pagati per una consulenza che si sarebbe basata, in realtà, su una tesi di laurea del 2015 e scaricabile on line dal titolo 'Made in Italy: un brand da valorizzare e da internazionalizzare per aumentare la competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè'. Tesi di cui l’ignaro autore è Antonio Apuzza, ora dipendente di Colgate Italia. Sulla vicenda l’avvocato Gian Piero Biancolella, difensore della parlamentare europea in campagna elettorale per il terzo mandato, ha spiegato che il «finanziamento è del tutto lecito» ed «effettuato secondo le modalità previste dalla legge. Non vi era quindi motivo per simulare un contributo elettorale con una prestazione di servizi». Prestazione che, a dire del legale, «è stata resa dalla società - si legge in una nota - e nell’ambito delle specifiche competenze». Dagli ambienti vicini a Bonometti («Non ho mai commesso alcun illecito», ha detto), poi, è stato fatto sapere che sarebbero state due le relazioni acquistate dalla Premium Consulting: una sul made in Italy e un’altra sul settore automotive, quello al centro della produzione del gruppo Omr. Per un altro episodio di sospetto finanziamento illecito ai partiti il nome di Lara Comi già la scorsa settimana è spuntato negli atti dell’indagine milanese che da un lato ha portato alla notifica di 43 ordinanze cautelari e dall’altro - in una tranche che nulla ha a che vedere con le presunte mazzette - a indagare il Governatore della Lombardia Attilio Fontana per abuso di ufficio per la nomina del suo ex socio di studio Luca Marsico a un incarico in Regione e che lo stesso Fontana rivendica come «trasparente». Il caso, su cui sono in corso accertamenti e che ha coinvolto un’avvocatessa ligure convocata ieri dai pm (come due imprenditori sentiti su altri profili di indagine), riguarda «contratti di consulenza» ottenuti, attraverso Gioacchino Caianiello, ex coordinatore di FI a Varese e ritenuto il «burattinaio» del presunto «sistema», da «una società riconducibile a Lara Comi». Contratti di consulenza «da parte dell’ente Afol città metropolitana» per un «totale di 38.000 euro». Intanto, oggi sono stati ascoltati altri testimoni ed è stato interrogato il 'braccio destrò di Daniele D’Alfonso, l'imprenditore tra i protagonisti dell’inchiesta.