Omicidio volontario: è il reato ipotizzato dalla Procura di Novara che ha aperto un fascicolo sul bimbo di neppure due anni, Leonardo, morto ieri mattina all’arrivo in ospedale. Indagati la madre del piccolo e il suo compagno. «Siamo alle fasi preliminari dell’indagine, è presto per avanzare accuse precise» è l’invito alla prudenza del procuratore capo, Marilinda Mineccia. Per l’autopsia, però, sembrano esserci pochi dubbi: il corpicino presenta diverse lesioni, alcune molto gravi, non compatibili con una caduta dal letto. A parlare di una caduta con i soccorritori del 118 era stata la madre, rimasta sola dopo la nascita del figlio e da alcuni mesi impegnata in una storia con un altro uomo e incinta. E' stata lei a dare l’allarme, ieri a metà mattina. «Il bimbo sta male, fatica a respirare, venite, fate presto». Quando i sanitari sono arrivati nell’abitazione, nel popolare quartiere di Sant'Agabio, le condizioni di Leonardo sono apparse subito disperate. Rianimato, è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Maggiore, ma è morto poco dopo l’arrivo nel reparto di Rianimazione. Violenta la reazione del compagno della madre alla notizia della morte del bambino. L’uomo ha dato in escandescenza, rompendo anche un vetro dell’ospedale, perché nessuno era riuscito a salvare Leonardo, due anni a settembre. Immediate sono scattate le indagini della polizia, coordinate dal pm Ciro Caramore. La madre e il compagno sono arrivati in procura, ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. La svolta nelle indagini è arrivata 24 ore dopo la morte del bimbo, con l’iscrizione della coppia nel registro degli indagati. Acquisita la cartella clinica, gli inquirenti stanno cercando di appurare se nella breve vita di Leonardo ci sono state altre ferite e altri ricoveri. E, soprattutto, vogliono capire come si sia procurato quelle ferite emerse nel corso dell’autopsia effettuata presso la Medicina legale dell’Asl di Novara, alcune delle quali ritenute molto gravi. «Per il momento preferisco soprassedere su questi elementi», si limita a dire il procuratore Mineccia. Non è neppure escluso che nelle prossime ore i magistrati ascolteranno di nuovo la coppia, questa volta non più nella veste di persone informate dei fatti ma, appunto, di indagati.