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Realiti, la procura di Catania apre un'inchiesta dopo le offese a Falcone e Borsellino

Leonardo Zappalà ospite a Realiti

La Procura di Catania ha aperto una inchiesta, al momento senza indagati, sull'ultima puntata della trasmissione Realiti, andata in onda su Rai 2. Titolare del fascicolo è il procuratore aggiunto Carmelo Petralia, che ha delegato le indagini alla Polizia Postale di Catania, che dovrà acquisire i video della trasmissione.

Al centro dell’inchiesta le dichiarazioni di due cantanti neomelodici: Leonardo Zappalà, presente in studio, e Niko Pandetta, nipote del boss ergastolano Salvatore Pillera, sui giudici Falcone e Borsellino.

L’inchiesta riguarda, oltre che le dichiarazioni rese durante la trasmissione condotta da Enrico Lucci, anche eventuali rapporti con ambienti criminali locali. All’attenzione della Procura anche i contatti tra Niko Pandetta e suo zio, il boss ergastolano Salvatore Cappello.

«Mi posso scusare solo per il fatto che qualcuno nel malinteso possa essersi offeso, indipendentemente dal mio operato. Rispetto le scuse dell’ad Fabrizio Salini che rappresenta la Rai, ma io rappresento me stesso e sono sicuro di aver fatto perfettamente il mio lavoro di conduttore. Sono stato chiaro e netto, non ho bisogno di scusarmi per come ho condotto quella puntata. Domani all’inizio della seconda puntata di Realiti, prevista intorno alle 23, lo dimostrerò con un riassunto della parte in cui intervisto il neomelodico siciliano Leonardo Zappalà, che quasi nessuno ha visto». Il giorno dopo lo tsunami che si è abbattuto sulla prima puntata di 'Realitì, programma di infotainment di Rai2, e alla vigilia della puntata in onda domani (stavolta in seconda serata e registrata), Enrico Lucci chiarisce all’AGI di non essersi appassionato alle polemiche che oggi hanno colonizzato i quotidiani.

«Non mi interessano, rispondo di me stesso. E sono sicuro - spiega - che si spegneranno quando in tv si rivedranno quelle immagini di cui oggi tanti scrivono senza saperne molto. Perchè in pochi le hanno viste, considerando i bassi ascolti e il fatto che la prima puntata di Realiti non era su RaiPlay». Domani sera Lucci proporrà la parte in cui il neomelodico Zappalà, prima delle esternazioni contro Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, spiega che i suoi idoli sono Scarface e Al Capone e lui lo invita a farsi una cultura e a studiare la storia elencandogli i veri eroi siciliani, come Piersanti Mattarella, Peppino Impastato, Pio La Torre, spingendolo quindi a pensare a tutti i carabinieri morti ammazzati dalla mafia.

Rifarà vedere anche l’esternazione che ha fatto indignare politica, antimafia, Usigrai e parenti di Falcone e Borsellino? «Quella frase orribile è dappertutto, penso che sia inutile riproporla, ma deciderà il direttore Freccero. Mi soffermerò invece sul centro della questione, la mia distinzione netta tra il bene e il male». Ribadendo che in studio «non c'era Matteo Messina Denaro, ma un pischello un pò confuso che fa il cantante neomelodico e che ha ammesso di non essere mafioso ma di atteggiarsi a Scarface per conquistare più follower», Lucci fa notare che tutti quelli che stanno criticando quel servizio «non si curano invece del fatto che alcuni cantanti neomelodici vicini alla mafia abbiano milioni di visualizzazioni. E’ un pò la questione del dito e della luna».

Per il conduttore «la luna» su cui riflettere e preoccuparsi è appunto un’altra: «Il vero problema è il fatto che questa tipologia di neomelodici abbia un tale successo. Il senso del nostro servizio era questo, mi sembrerebbe assurdo non poter raccontare delle zone ambigue della nostra società in tv. Questa è la vita reale e va raccontata, non è che non divulgandola la rendi migliore, fai solo finta di non vederla».
Adesso però c'è un’inchiesta sulla prima puntata di Realiti aperta dalla procura di Catania, in merito alle dichiarazioni di Zappalà e Niko Pandetta, l’altro neomelodico nipote di un boss e protagonista del servizio mandato in onda prima dell’approfondimento in studio: dopo il programma del 5 giugno Pandetta ha minacciato sul web il consigliere regionale dei Verdi in Campania Francesco Emilio Borrelli, presente in trasmissione, che aveva condannato il fenomeno dei neomelodici che inneggiano alla mafia: «La magistratura deve fare il suo corso, ma queste cose sono fuori dalle mie competenze, io conduco un programma» chiarisce Lucci.

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