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Sea Watch, indagato il capitano Carola Rackete: favoreggiamento dell'immigrazione clandestina

Carola Rackete, capitano della nave Sea Watch

Non hanno ancora toccato terra e non la toccheranno almeno per un giorno ancora.
Ma per i 40 migranti da più di due settimane a bordo della Sea Watch l’odissea potrebbe essere vicina alla conclusione: dopo l'ennesima giornata di trattative tra Roma e Bruxelles, uno spiraglio si è aperto con la disponibilità di cinque paesi ad accogliere i migranti.

Serve però ancora tempo prima di vederli finalmente a terra - una priorità per Sea Watch, che chiede che «si metta fine a questa messinscena» - poiché i dettagli tecnici degli accordi non sono ancora conclusi. Ed ora si aprono altre partite, perché la capitana Carola Rackete è stata iscritta nel registro degli indagati e sarà sentita dai magistrati. E perché appena i migranti scenderanno a Lampedusa scatteranno le sanzioni amministrative previste dal decreto sicurezza.

I segnali che si fossero fatti dei progressi sono arrivati già in mattinata, quando il premier Giuseppe Conte, che a
margine del G20 a Osaka ha avuto un lungo colloquio con il collega olandese Mark Rutte, ha annunciato che «tre o quattro paesi sono disponibili alla redistribuzione dei migranti della Sea Watch».

In realtà i paesi sono cinque: Francia, Germania, Lussemburgo, Finlandia e Portogallo. Non c'è dunque l’Olanda, contro cui si scaglia nuovamente Matteo Salvini. «Il suo comportamento - dice - è disgustoso, se ne strafregano di una nave battente la loro bandiera. Ho scritto al ministro degli interni e non ho neanche ricevuto una risposta».

Il passo avanti non ha però ancora definitivamente sbloccato la situazione. Salvini non si fida e perciò ribadisce che «prima di sbloccare la situazione si attendono precise garanzie su numeri, tempi e modi». Ma non solo. Ci sono anche tutta una serie di questioni tecniche da risolvere. Una su tutte, la volontà dell’Italia di identificare i migranti appena scesi dalla nave senza però inserire i dati nel sistema Shenghen.  Risolto il problema dei migranti, resta quello della Sea Watch.

Salvini ha già detto più volte che la capitana deve essere arrestata e la nave sequestrata. Ma mentre per i provvedimenti nei confronti di Carola sarà la magistratura a decidere, per il sequestro della nave il prefetto di Agrigento si muoverà nelle prossime ore. Appena scesi i migranti farà scattare la sanzione (20mila euro se la Ong pagherà subito, fino a 50mila se impugnerà il provvedimento) e molto probabilmente disporrà il sequestro: al Viminale ritengono infatti il tentativo del comandante di entrare giovedì in porto come una «reiterazione» dei divieti previsti dal decreto sicurezza bis.

E non si esclude la possibilità che vengano presi direttamente provvedimenti nei confronti della comandante. Oggi intanto si è mossa anche la magistratura, che finora ha tenuto volutamente un profilo defilato sulla vicenda per evitare di interferire con la trattativa politica. Ma il tempo sta per scadere. Nel pomeriggio la Guardia di Finanza è salita a bordo della nave per acquisire documenti, materiale foto e video e ispezionare tutti i locali.

In mattinata il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e l’aggiunto Salvatore Vella hanno iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e rifiuto di obbedienza a nave da guerra la comandante Carola Rackete. Che però non sembra preoccuparsi. «Affronterò tutto con il supporto dei legali di Sea Watch, ora voglio solo che le persone scendano a terra» dice rispondendo in maniera dura all’ennesimo attacco del ministro.

«Non ho tempo per i suoi commenti. Ho 60 persone di cui occuparmi, Salvini si metta in fila». Carola sarà interrogata nelle prossime ore e solo dopo i magistrati decideranno se disporre o meno il sequestro probatorio. «Stiamo valutando - conferma Vella - Noi facciamo il nostro lavoro e non ci sostituiamo a nessuno». L’ennesimo
messaggio alla politica affinché trovi la soluzione e, finalmente, faccia sbarcare le vere vittime di tutta questa vicenda, i 40 migranti.

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