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Addio badge, contro i furbetti del cartellino arrivano le impronte digitali

Al dipendente pubblico non si chiederà più di estrarre il badge per entrare in ufficio, dovrà invece porgere il dito: sarà l’impronta digitale a identificarlo e marcare così l’orario di servizio. Non solo, a scanso di equivoci, la scena sarà ripresa da telecamere ad hoc.

Funzioneranno così le cose appena il regolamento attuativo, messo già a punto dalla Bongiorno, scatterà. D’altra parte la legge che introduce la novità, il provvedimento intitolato 'Concretezza', è già in vigore. L’obiettivo dichiarato è mettere fuori gioco i 'furbetti del cartellinò con nuovi meccanismi di identificazione.

La legge parla di «verifica biometrica», che potrebbe passare teoricamente anche attraverso il controllo dell’iride ma il ministro della P.a, madre del provvedimento, ha sempre insistito sulle impronte digitali. Per assicurare la riservatezza dei dati, tutto sarà poi criptato: trasformato in codici alfanumerici.

Tra i principi che verranno seguiti anche quello della gradualità, per cui, probabilmente, la novità sarà prima fatta digerire alle amministrazioni più grandi per poi portarla, mano a mano, sul territorio. Detto ciò lo stesso ministro più volte ha sottolineato come ci siano realtà che si sono portate avanti, ad esempio in Campania - dove il sistema è già stato sperimentato.

Restano esclusi gli insegnanti per cui fa fede il registro di classe. Invece rientrano i dirigenti. E i presidi non fanno eccezione, anche se per loro ci sarà un decreto apposito. Come di tradizione, il personale 'non contrattualizzato' - dai magistrati ai prefetti - risponde ad altre regole.

L’era delle impronte è quindi alle porte, ma per avere una road-map precisa bisognerà attendere i vari pareri sul regolamento, in primis quello del Garante della Privacy, che non ha mancato di far sentire le sue critiche. Servirà poi un’intesa in sede di Conferenza unificata, visto che gli apparecchi andrebbero installati anche nei Comuni più piccoli.

Il ministro della P.a, Giulia Bongiorno, appena in carica aveva chiarito che non ci sarebbe stata una riforma targata con il suo nome ma le misure appena entrate in vigore con il dl Concretezza vanno a rivoluzionare niente meno che i meccanismi di controllo delle presenze. Stop ai badge. Al loro posto arrivano le impronte digitali. Togliere il terreno da sotto ai piedi ai 'furbetti del cartellino', l'obiettivo. Per sostituire gli attuali sistemi con i nuovi servono misure ad hoc. La legge appena entrata in vigore non basta. Tempi prefissati non esistono ma Bongiorno vuole correre e traccia uno spartiacque: «fino ad oggi, di fatto, la facevano franca in troppi; adesso, con le impronte digitali e la videosorveglianza preveniamo il fenomeno». La macchina quindi si è già mossa e infatti le misure attuative sono pronte. Tanto che il testo è stato inviato al Garante della Privacy in tempi record, il primo giorno utile.

La legge è efficace da domenica, prima non si poteva. Al Garante spetta un vaglio che non appare semplice, visto il disappunto espresso da Antonello Soro, che in audizione in Parlamento nei mesi scorsi si è opposto a un’introduzione «generalizzata» del cosiddetto 'controllo biometrico'. Probabilmente infatti si ricorrerà ad un’applicazione spalmata su più fasi, in modo da consolidare prima il meccanismo nelle realtà più grandi, come ad esempio i ministeri. Il modo di andare incontro ai territori si potrà trovare discutendone insieme a Regioni e Comuni, con cui d’altra parte deve essere raggiunta un’intesa. Bongiorno ha più volte rassicurato, spiegando che ci sono amministrazioni che per combattere l'assenteismo già stanno utilizzando il nuovo metodo. E’ il caso dell’ospedale Antonio Cardarelli di Napoli. Ma lo stesso succede nel Ruggi D’Aragona a Salerno.

Quanto alla privacy, invece, la riservatezza secondo il ministro sarà garantita dalla trasformazione delle informazioni in codici alfa-numerici. La priorità sta, ha sempre rimarcato Bongiorno, nel mettere uno «stop ai truffatori». Anche perché i furbetti continuano a riempire le cronache. E’ di oggi l’indagine a Molfetta, di venerdì scorso quella sul dipendente del Comune di Parma. A fine giugno erano scattate sospensioni per 'false timbraturè all’ufficio Giardini di un municipio di Roma. Il fenomeno per la titolare della P.a è «cronico» e se, ha detto in più occasioni, "va benissimo» la stretta imposta con il decreto Madia, che ha inasprito le regole sui licenziamenti, occorre però «anche prevenire» attraverso, appunto, le impronte. Ma la legge sulla Concretezza prevede altro, a cominciare «da una drastica riduzione dei tempi delle procedure concorsuali».

Non ci sarà più bisogno di un’autorizzazione preventiva per bandire o assumere, fino all’80% delle facoltà. Si apre ai test a risposta multipla. Via libera alla correzione automatizzata e alla creazione di sottocommissioni, tra i membri ammessi i pensionati. Tra un mese dovrebbe uscire un decreto che rivede un pò la politica dei compensi per i commissari, per incentivare le candidature. La penuria in tal senso sarebbe uno dei fattori alla base delle lungaggini. Ma chi assumere? Innanzitutto valgono più le prove che i titoli, dopo di che bisognerà privilegiare esperti in digitalizzazione, uso dei fondi strutturali e semplificazione. Per far sì che tutte le amministrazioni rispondano agli stessi criteri al ministero verrà creato un pool di 53 'guardianì. Insieme all’Ispettorato vigileranno sull'attuazione dei «piani triennali per le azioni concrete». Ma il ministro guarda già al prossimo step, la riforma della dirigenza. Materia delicatissima. Ci aveva provato anche il precedente Governo, il tentativo si fermò davanti alla Corte Costituzionale.

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