Una ricerca spasmodica di sponde politiche per ottenere provvedimenti utili al loro business: il mini-eolico e le fonti rinnovabili. Dalle carte dell’inchiesta romana che coinvolge l’imprenditore Paolo Arata e l’ex sottosegretario Armando Siri, emerge un quadro in cui la politica diventa «come una banca»: va «usata».
Le intercettazioni citate in una informativa della Dia di Trapani, depositata dai pm della procura in vista dell’incidente probatorio, mettono in luce lo spregiudicato piano di Arata per ottenere il massimo dal nuovo quadro politico in Italia. «Un pò i politici li conosciamo - ammette candidamente l’imprenditore in una intercettazione - ma i politici sono come le banche, li devi usare! E ogni volta che li usi, paghi, basta! Non è che c'è l'amico politico, non c'è l’amicizia in politica».
Il riferimento, neanche troppo velato, è a quella promessa di denaro, circa 30 mila euro, che Arata avrebbe fatto all’ex sottosegretario alle Infrastrutture in cambio di favori. Favori che si possono ottenere - è l’ipotesi degli inquirenti - solo se Siri riesce ad avere un ruolo di primo piano a livello governativo. E proprio in questo ambito è ostinato il tentativo dell’imprenditore di trovare sponsorizzazioni in favore dell’esponente leghista, come da lui stesso sollecitato.
Chiedere aiuto a 360 gradi: questo l’imperativo per cercare di «piazzare» nell’esecutivo Siri. Politici, ambasciatori, alti prelati fino al tentativo, fallito, di arrivare al Quirinale: per gli Arata nulla deve restare intentato. In una intercettazione Arata dice al figlio Francesco (indagato anche lui a Roma) di avere 'sponsorizzatò tramite
Gianni Letta, Siri a Silvio Berlusconi che lo aveva addirittura chiamato».
L’informativa prosegue affermando che «a dire dell’Arata, Gianni Letta si sarebbe anche adoperato per 'intervenire' (non si sa in che termini) su Giancarlo Giorgetti in favore del figlio Federico Arata». Viene citato anche Salvini, il quale, sempre a detta di Arata «non sa dove mettere Armando. Poi io gli ho detto che deve fare il vice ministro con la delega dell’energia e lui lo ha chiesto a Salvini e Salvini ha chiamato anche casa nostra ieri».
Ma non risultano, annota la Dia, telefonate tra Arata e Salvini. E ancora: nei giorni precedenti «alla formazione dell’attuale governo, l’imprenditore si prodiga (su richiesta esplicita di Siri) affinchè quest’ultimo ottenga un importante incarico» e chiede aiuto al cardinale statunitense Raymond Leo Burke, importante esponente della Chiesa cattolica.
L’imprenditore dell’eolico «auspicava in particolare un intervento dell’alto prelato - è detto nell’informativa - direttamente su Giancarlo Giorgetti in favore di Siri. Nella medesima conversazione, Arata chiedeva al cardinale di intervenire anche in favore del figlio Federico, per fargli ricoprire l’incarico di viceministro al ministero degli Esteri». Sul punto Arata non ha dubbi: «..sarebbe una cosa importante per tutti... perché rischia di andare agli esteri Di Maio... e ora capisce... e allora gli mettiamo a fianco Federico... beh è una bella garanzia... ecco per tutti...».
Dalle carte emerge anche il tentativo, , di arrivare al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Nella serata del 17 maggio 2018, Federico Arata chiama il padre Paolo dicendogli senza mezzi termini - si legge nell’informativa - che Siri lo aveva chiamato poco prima chiedendogli di contattare l'ambasciatore americano in Italia (verosimilmente Lewis Micheal Eisenberg) affinché costui intervenisse sul presidente Mattarella per 'sponsorizzarlo' per un incarico governativo, poi aggiungeva che aveva provato a chiedere al cardinale Burke di avvicinare il suddetto ambasciatore, senza ottenere l’effetto sperato, atteso che il cardinale gli aveva riferito di non avere rapporti con quel diplomatico».
Nella informativa spunta anche il nome di Steve Bannon, ex stratega di Trump. Gli Arata pensano anche a lui come sponsor per Siri. In una conversazione carpita Federico afferma:»...gli ho scritto... a quest’altro qua e lui è amico dell’ambasciatore». Il padre quindi chiede: «Cioè Bannon dici... stai parlando giusto?...Si si...usalo perché Armando è un amico».
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