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Caso Siracusa: l'avvocato Amara patteggia la pena, a giudizio il top manager Bigotti

Piero Amara ed Ezio Bigotti

Ancora un nuovo scenario giudiziario del “sistema Siracusa”, l’inchiesta che in Sicilia s’intreccia con quella nazionale delle nomine al Csm e del caso Palamara. Ieri a Messina un’altra puntata s’è consumata in udienza preliminare dal gup Tiziana Leanza, per il troncone che vede come principale indagato l’imprenditore Ezio Bigotti, l’ex manager piemontese del gruppo Sti e coinvolto anche nella vicenda romana degli appalti Consip. Bigotti è stato rinviato ai giudizio, il processo a suo carico inizierà il 20 novembre.

È questo l’ultimo dei tronconi della maxi inchiesta che ormai da anni la Procura di Messina e la guardia di finanza stanno gestendo sul “sistema Siracusa”. È coinvolto anche il tecnico petrolifero Massimo Gaboardi, e c’è anche il consulente siracusano Vincenzo Ripoli, che deve rispondere di corruzione in atti giudiziari.

Bigotti, in concorso con l’ex pm di Siracusa Giancarlo Longo - anche lui imputato in questo troncone -, gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore e il consulente Francesco Perricone, è accusato di concorso in corruzione in atti giudiziari. Sostanzialmente, Longo avrebbe conferito incarichi di consulenza tecnico-contabile a Ripoli, «al fine di escludere la sussistenza di profili di responsabilità penale in capo a Bigotti». E all’impresa a questi riconducile, la Exitone spa, sarebbe stata riconosciuta la «legittimità della richiesta di accesso alla procedura di “voluntary disclosure”».

E sempre ieri, dopo numerosi tentativi andati a vuoto nei mesi scorsi, l’avvocato Piero Amara è “riuscito” a patteggiare la pena per i fatti di Messina: un anno e due mesi in “continuazione” con i tre anni patteggiati per i fatti di Roma. Una pena, quella patteggiata a Roma, che è diventata definitiva.

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