«Mi sembra di avere conosciuto Siri ad un pranzo a casa di Arata». È la rivelazione fatta da Vito Nicastri, «re» dell’eolico, nel corso dell’incidente probatorio chiesto dalla Procura di Roma per cristallizzare le sue dichiarazioni e quelle del figlio Manlio in relazione all’intercettazione in cui Arata afferma: «gli do 30 mila euro perché sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri, ve lo dico...». Un pranzo avvenuto prima che Siri fosse eletto in Parlamento e che di per sé non ha valenza penale, ma che stride con quanto affermato dallo stesso ex sottosegretario che nell’aprile scorso, quando deflagrò la vicenda, aveva affermato di non avere mai conosciuto Nicastri. Sul punto è intervenuto lo stesso Arata, che era presente in aula. Ha chiesto e ottenuto di fare dichiarazioni spontanee, spiegando che «quanto detto da Nicastri non corrisponde a verità. Posso portare mia moglie a testimoniare che la circostanza non è assolutamente vera». Le affermazioni di Nicastri sono arrivate mentre il pm Mario Palazzi stava illustrando l’intercettazione ambientale al centro dell’inchiesta romana. In particolare, il passaggio della conversazione captata in cui Paolo Arata, parlando con Manlio Nicastri, alla presenza anche del figlio Francesco, riferendosi a Siri afferma: «Lui è amico del capo gabinetto... molto amico del capo gabinetto delle attività produttive... perché lui non è lì... E ...(incomprensibile)... guarda Paolo... gli ho detto... Armando questo... l’ha conosciuto anche tuo papà è venuto a pranzo anche a casa mia...». E Manlio Nicastri replica: «Sì... sì... lo so...». Il colpo di scena è arrivato nel bel mezzo dell’udienza durante la quale i due testimoni hanno fornito alcune conferme sui 30 mila euro, ma nessuna certezza se quella «promessa di dazione» fosse solo una intenzione di Arata e se l’ex sottosegretario ne fosse a conoscenza. «Ho sentito dire (in quella occasione - ndr) - ha detto Nicastri jr rispondendo alle domande del pm - che c'era questa promessa di 30 mila euro, però se fosse solo intenzione di Arata o che il senatore Siri ne fosse a conoscenza non so dire». Una deposizione avvenuta in un clima teso durante la quale Manlio Nicastri si è spesso contraddetto. Il padre Vito si è limitato a confermare le parole del figlio circa la volontà di Arata di promettere un compenso a Siri se l’emendamento sul minieolico fosse passato. Per gli inquirenti l’atto istruttorio irripetibile ha comunque avuto un esito sostanzialmente positivo perché i Nicastri non hanno smentito le dichiarazioni sulla promessa di denaro di Arata. Diametralmente opposto, invece, il giudizio delle difese. Per Gaetano Scalise, difensore di Arata, «Manlio Nicastri ha escluso che il senatore fosse a conoscenza di dazioni di denaro. Entrambi hanno riferito di aver interpretato le parole di Arata come un’intenzione dello stesso, ma nulla più. Siri dunque non sapeva dei 30 mila euro». Liquida, invece, quelle parole «come chiacchiere» il difensore di Siri, l'avvocato Fabio Pinelli. «In questa vicenda siamo terzi: queste sono chiacchiere fatte da soggetti diversi rispetto a Siri. Durante l’incidente probatorio è emerso in modo inconfutabile non solo che non c'è stata dazione, ma neanche offerta».