Sabato 23 Novembre 2024

Carabiniere ucciso a Roma, confessa uno studente americano: "Sono stato io"

Mario Cerciello Rega

Otto coltellate, di cui una al cuore. Non c'è stato nulla da fare per il giovane vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso nella notte nel centro di Roma mentre era in servizio. Trasportato in condizioni disperate in ospedale, il 35enne di Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, è morto poco dopo. In tarda mattinata, al termine di una serrata caccia all'uomo, i carabinieri hanno fermato due studenti statunitensi in un hotel nei pressi di via Pietro Cossa, la strada nel quartiere Prati dove è stato ucciso il vice brigadiere. Dopo un lungo interrogatorio uno di loro è crollato. "Sono stato io" avrebbe detto ventenne statunitense con i capelli mesciati che viene da una famiglia facoltosa. I due giovani sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto per tentata estorsione e omicidio aggravato in concorso. Ora si trovano a Regina Coeli a disposizione dell’Autorità giudiziaria. Si tratta di Lee Elder Finnegan di 19 anni e Gabriel Christian Natale Hjorth di 18 anni, entrambi californiani e in vacanza nella Capitale. Sono stati rintracciati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma all’interno di un albergo romano già pronti per lasciare il territorio nazionale. Entrambi i giovani, davanti «a prove schiaccianti» avrebbero ammesso le proprie responsabilità. A quanto ricostruito dagli investigatori, l’autore materiale del ferimento sarebbe il 19enne Lee Elder Finnegan. Nella stanza dell’albergo dove sono stati rintracciati sono stati trovati un coltello di notevoli dimensioni sporco di sangue, nascosto dietro a un pannello del soffitto, e i vestiti indossati durante l’aggressione. Le indagini vanno avanti per chiarire alcuni nodi ancora da sciogliere come le modalità e le finalità del furto della borsa sottratta a un cittadino a Trastevere che ha innescato l'operazione in cui è morto il carabiniere. Il militare insieme a un collega stava bloccando infatti due giovani sospettati di essere gli autori di un "cavallo di ritorno", ovvero la richiesta di denaro - in questo caso cento euro - per restituire alla vittima del furto il bottino quando è stato ferito a morte. Da una prima ricostruzione, sembrerebbe che i due americani fossero andati a Trastevere in cerca di droga. Quando si sono accorti che la sostanza acquistata era semplice aspirina hanno rubato la borsa del pusher, con dentro il cellulare, nel tentativo di recuperare i soldi. L'uomo ha quindi contattato i due chiamando il suo numero di telefono per avere indietro la borsa e anche i carabinieri per comunicare che era stato scippato e che si era accordato con i due americani per la restituzione della borsa. All'orario stabilito i due carabinieri, in borghese, si sono recati in via Pietro Cossa. Lì hanno incontrato i ragazzi con i quali è scoppiata una violenta colluttazione durante la quale il vice brigadiere è stato ferito a morte. Si tratta di una prima versione che dovrà essere verificata attentamente per chiarire alcune lacune a partire dal perché uno spacciatore decida di contattare i carabinieri per denunciare di essere stato derubato. «Quando ho sentito Mario urlare ho lasciato quell'uomo e ho provato a salvarlo, perdeva molto sangue» avrebbe raccontato Andrea Varriale, l'altro carabiniere che era intervenuto. Immediatamente è scattata la caccia ai due aggressori: secondo le prime informazioni si sarebbe trattato di due nordafricani, magri e alti circa un metro e 80. Uno con i capelli mesciati. Ieri notte indossavano felpe con cappuccio, una nera e l'altra viola. Poi nel tardo pomeriggio sono stati fermati i due americani. Al fermo si è arrivati dopo una giornata di interrogatori: poi la rosa dei sospetti si è ristretta a quattro. Infine la svolta con il fermo dei due studenti rintracciati in un albergo e il sequestro di uno zainetto. Ad incastrare i due americani le immagini delle telecamere di videosorveglianza che li avrebbero ripresi sul luogo dell'aggressione come anche a Trastevere dove è avvenuto il furto. In alcuni frame si vedrebbero due giovani, di cui uno con i capelli mesciati, avvicinare un uomo in bici con uno zaino sulle spalle e poi in altri fuggire a piedi con un borsello nero in mano. Intanto all'ospedale Santo Spirito parenti e amici piangevano il giovane vice brigadiere. «Me lo hanno ammazzato», ha ripetuto tra le lacrime la moglie Rosa Maria con cui il vice brigadiere era sposato da poco più di un mese. Il viaggio di nozze era terminato appena lunedì. «Ancora non ci posso credere», ha detto un fratello incredulo. Sgomento e rabbia in queste ore tra chi lo conosceva bene. «Bastardi maledetti...vi ammazzo» ha scritto stamattina un cugino del carabiniere sul suo profilo Facebook. I funerali si svolgeranno lunedì 29 luglio alle 12 a Somma Vesuviana nella chiesa di Santa Croce, la stessa dove un mese e mezzo fa il carabiniere si era sposato. «È una profonda ferita per lo Stato. Faremo il massimo per assicurare i responsabili alla giustizia», scrive il premier Giuseppe Conte su twitter. «Stiamo lavorando perché vengano presi il prima possibile», dice il ministro dell'Interno Matteo Salvini.

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