Veronica Lario non ha diritto all’assegno di divorzio dopo la fine del matrimonio con Silvio Berlusconi. E’ la decisione definitiva presa oggi dalla Cassazione che ha confermato la sentenza emessa nel novembre 2017 dalla Corte d’appello di Milano, con cui era stato disposto lo stop all’assegno divorzile - fissato in primo grado dal tribunale di Monza in un milione e 400 mila euro mensili - a favore di Lario e la conseguente restituzione della somma (che era stata inizialmente stimata in circa 60 mln) percepita dalla ex moglie di Berlusconi dal marzo 2014, ossia dallo scioglimento del matrimonio.
Con l’ordinanza depositata oggi - l’udienza a porte chiuse si era svolta il 16 maggio scorso - i giudici della prima sezione civile della Cassazione hanno rigettato sia il ricorso di Veronica Lario (al secolo Miriam Bartolini) - la quale chiedeva l’annullamento della sentenza d’appello - sia quello incidentale proposto da Berlusconi, secondo cui la decorrenza della revoca dell’assegno doveva essere fissata in un momento ancora precedente rispetto a quello stabilito dai giudici di secondo grado.
Sul verdetto d’appello aveva inciso la linea giurisprudenziale indicata nel 2017 dalla prima sezione civile della Cassazione con la nota sentenza riguardante il divorzio dell’ex ministro Vittorio Grilli, che aveva eliminato il criterio del «tenore di vita» durante le nozze come snodo centrale per le decisioni sugli assegni divorzili. Un orientamento poi rivisto, con un’accezione ben più ampia dei parametri da considerare, dalle sezioni unite lo scorso anno, ma che non ha spostato, nel caso in esame, i punti fondamentali della sentenza sul 'nò all’assegno per Veronica Lario.
L’accertamento che «assume primario rilievo» nell’«escludere il riconoscimento del diritto» di Veronica Lario all’assegno di divorzio «è costituito dal fatto, non contestato, della formazione dell’intero patrimonio della ricorrente da parte dell’ex coniuge». Lo scrive la prima sezione civile della Cassazione nell’ordinanza con cui ha confermato che Berlusconi non deve alcun assegno alla ex coniuge, con la conseguente restituzione delle somme già da lei ricevute (inizialmente stimate in 60 milioni, che, secondo i calcoli dei legali, in concreto potrebbero essere 45).
«Tale origine dell’attuale condizione economico patrimoniale della ricorrente - continuano i giudici di piazza Cavour - induce a ritenere interamente attuato, grazie agli interventi in corso di matrimonio dell’ex coniuge, il riconoscimento della funzione endofamiliare dalla stessa svolta, consentendole di affrontare la fase successiva allo scioglimento del vincolo in condizioni di assoluta agiatezza». La Corte osserva inoltre che non è in discussione il ruolo «prevalente se non esclusivo» di Veronica Lario nella «conduzione della vita familiare», in particolare nella «funzione educativa oltre che di cura ed assistenza dei figli», frutto della «comune volontà dei coniugi di differenziazione dei ruoli all’interno del nucleo familiare», ma quella di Berlusconi è «una condizione di enorme ricchezza personale acquisita ben prima del matrimonio con la ricorrente e non influenzata dalla conduzione della vita familiare». Quanto a Veronica Lario, le «acquisizioni economico patrimoniali» che le sono pervenute durante le nozze «hanno compensato anche il sacrificio» delle sue «aspettative professionali».
Veronica Lario dovrà restituire 46 milioni più interessi, quantificabili in almeno 15 milioni, a Silvio Berlusconi, dopo che la Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Milano sull'assegno di divorzio. E’ quanto si apprende da fonti legali.
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