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Il dramma di un padre a Torino: denuncia il figlio schizofrenico per costringerlo a curarsi

Denunciare il figlio schizofrenico per fargli avere cure mediche. E’ stato un passo dettato dalla disperazione quello compiuto da un padre di ottant'anni vessato dai maltrattamenti, dalle ingiurie, dalle botte. Ma, almeno per il momento, ha funzionato: il giovane, che prima dell’intervento della magistratura rifiutava ogni terapia e alternava giornate tranquille a esplosioni di rabbia distruttiva, è stato affidato a una comunità.

Il processo, che è approdato oggi nelle aule del tribunale di Torino, ora stabilirà se il figlio-imputato dovrà subire una condanna o dovrà essere giudicato «non punibile» per via delle sue condizioni di salute. Ma il punto, per l’ex consulente aziendale che nel 2018 decise di consegnare alla giustizia la sua storia familiare, non è questo: tanto è vero che, sebbene sia rappresentato da un legale, l’avvocato Davide Mosso, non si è costituito parte civile.

Era stato un colloquio con i carabinieri del suo paese, in una località della provincia di Torino, a imprimere la svolta alla vicenda. Il genitore, quella volta, si era visto puntare un coltello alla gola: la lama aveva anche scavato una piccola ferita. «Non so più cosa fare», aveva detto. Andava avanti così da anni. Nel 2009 il pensionato era andato al pronto soccorso con una frattura allo sterno (e nonostante la prognosi di 40
giorni nessun procedimento era stato aperto).

A causa della malattia il giovane non studiava - aveva abbandonato il Politecnico da matricola - né lavorava. Ma non voleva saperne di medici, farmaci, flebo, letti d’ospedale. Viveva da solo e il padre, regolarmente, gli consegnava il denaro necessario per coprire le spese. Quando si trovava a corto di soldi tornava a stare con il genitore. Ed era allora che la violenza deflagrava. Dopo la denuncia, nell’agosto del 2018, la procura di Torino cercò una soluzione. Prima un divieto di avvicinamento, poi una comunità terapeutica. Nel frattempo il giovane si era reso irreperibile. Si temeva che avesse fatto una brutta fine. Poi, però, venne rintracciato e portato nella struttura.

La macchina del processo deve comunque andare avanti. Oggi l'udienza è stata dedicata alla discussione degli esiti degli esami psichiatrici: il responso degli specialisti oscilla fra la totale e la parziale incapacità di intendere e di volere.

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