L’ex premier Silvio Berlusconi sarà sentito come testimone assistito al processo d’appello sulla trattativa tra Stato e mafia. Lo ha deciso la Corte di assise di appello, presieduta da Angelo Pellino. L’ex premier potrà non rispondere ma, se accetta di farlo, dovrà dire la verità.
«Silvio Berlusconi deve apparire davanti alla Corte nella veste di teste assistito ai sensi del 197 bis con tutte le garanzie previste. Va inoltre precisato che - ha detto Pellino - l’esame dovrà svolgersi in conformità con l’articolo 210, comma 6, e fissa l’esame il giorno 11 novembre, con l’invito a farsi assistere da un difensore di fiducia». Il leader di FI era stato citato dalla difesa di Marcello Dell’Utri, richiesta alla quale si è associata l’accusa.
Mentre le difese si erano rimesse alla decisione della Corte, la procura generale aveva fatto riferimento alla circostanza che il leader di FI è indagato a Firenze per le stragi del 1993: «Si prende atto che, dalla comunicazione ricevuta dalla procura di Firenze, si tratta di reati per i fatti di strage del 1993 a Roma, Firenze, Milano e a Fornello del 1994. Tenuto conto di ciò ritiene che Berlusconi debba essere sentito come indagato di reato connesso, secondo l’articolo 210 comma 6, e dunque con la facoltà di avvalersi della facoltà di non rispondere».
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