Venerdì 22 Novembre 2024

Fabrizio Corona, 9 mesi in più di carcere: "non valido" il tempo scontato nei servizi sociali

Fabrizio Corona

Nessuno sconto per Fabrizio Corona che ha ricevuto un’altra brutta notizia dal Tribunale milanese. I giudici della Sorveglianza hanno annullato, infatti, 9 mesi che l’ex agente fotografico aveva passato in affidamento, tra febbraio e novembre 2018, stabilendo che dovrà di nuovo scontarli e stavolta in carcere, dove l’ex "re dei paparazzi" è detenuto nuovamente da marzo scorso. Così il suo fine pena, previsto negli ultimi atti per l’autunno 2022, si allunga ancora. «Sono basito, senza parole - ha spiegato l’avvocato Ivano Chiesa, che assiste Corona assieme al legale Antonella Calcaterra -. Impugneremo la decisione in palese contrasto», tra le altre cose, «con una sentenza di assoluzione» sull'ormai nota vicenda dei circa 2,6 milioni di euro in contanti trovati in parte in un controsoffitto e in parte di Austria. A fine aprile la Sorveglianza decise di revocare, per una serie di violazioni delle regole, l’affidamento terapeutico per curarsi dalla dipendenza dalla cocaina concesso all’ex agente fotografico nel febbraio 2018 e poi già sospeso a fine marzo, col ritorno in carcere. Scontare la pena dietro le sbarre, infatti, scrissero i giudici, è al momento la «soluzione non solo necessitata, ma anche adeguata» al «livello di consapevolezza» di Corona, perché un altro programma di cure all’esterno sarebbe «inadeguato», date le sue continue violazioni. I giudici avevano anche stabilito che l’ex "re dei paparazzi", non solo doveva restare a San Vittore, ma anche scontare nuovamente gli ultimi quasi cinque mesi passati in affidamento, annullati dai giudici. E avevano salvato, però, quel periodo tra febbraio e novembre 2018 ritenendolo "buono", ma l’Avvocato generale Nunzia Gatto, numero due della Procura generale milanese, ha chiesto la revoca anche di quei nove mesi. Con l’impugnazione della Procura generale, la Cassazione ha annullato con rinvio la prima decisione della Sorveglianza e oggi è arrivato il nuovo provvedimento che accoglie la richiesta. In sostanza, in quel periodo del 2018, secondo i giudici, l'ex "fotografo dei vip", sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, non avrebbe comunicato, come prevedevano le norme, variazioni sul patrimonio e, in particolare, redditi incassati. Tesi contrastata, però, dalla difesa anche spiegando che per la nota vicenda dei soldi nel controsoffitto l’ex agente fotografico nel merito è stato assolto e condannato a 6 mesi solo per un diverso illecito fiscale. La Cassazione, però, a maggio stabilì che «i proventi derivanti dagli interventi televisivi e pubblici» costituiscono «reddito di impresa» e sono stati «fatturati» dalla società Athena. E questa società «di cui sono proprietari e amministratori dei soggetti palesemente interposti a Corona, svolge attività imprenditoriale mediante la commercializzazione dell’immagine del condannato». Lui, perciò, «è solo formalmente schermato da tale società di capitali nello svolgimento dell’attività imprenditoriale vietata e, del resto, occulta sotto di essa i redditi che percepisce». Motivazioni della Cassazione richiamate nel provvedimento dei giudici milanesi.

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