Si terrà il 16 gennaio, davanti alla terza sezione della Corte di Cassazione, l’udienza sul caso di Carola Rackete, la comandante di Sea Watch 3 arrestata il 29 giugno per resistenza a pubblico ufficiale e resistenza o violenza a nave da guerra.
Rackete è accusata d’avere forzato, davanti all’isola di Lampedusa, il posto di blocco della Guardia di finanza per portare a terra i migranti salvati in acque libiche. Lo scorso 2 luglio, il gip Alessandra Vella decise di non convalidare l’arresto in quanto la trentunenne tedesca avrebbe agito in presenza di «uno stato di necessità»: portare a terra i migranti.
Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, e il pubblico ministero Gloria Andreoli hanno chiesto alla Cassazione di annullare l’ordinanza (non scatterebbe, comunque, alcun arresto anche in caso di accoglimento perché su questo punto non c'è stato ricorso) sancendo che l’arresto fu, al contrario, legittimo.
«Non si può ritenere sussistente la scriminante dell’avere adempiuto a un dovere visto che i migranti erano in sicurezza nella rada con la massima assistenza delle autorità che avevano anche disposto alcuni sbarchi per motivi sanitari»: questo è il punto decisivo del ricorso. Secondo i pm si è trattato, infatti, di «un atto di forza ingiustificato».
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