Quattrocentomila sono i lettori di giornali persi quotidianamente, sottratti dall'illecita concorrenza della pirateria digitale. Potenziali lettori che svaniscono nel nulla, secondo le stime della Guardia di Finanza e rilanciate dal quotidiano La Repubblica. Il numero complessivo tra il 2018 e il 2019, schizza ad 800mila ovvero circa il 5% del mercato (su 15,9 milioni complessivi).
Veri e propri ladri di informazione che ogni giorno, con puntualità, invadono le chat di Whatsapp e i canali di Telegram, diffondendo i quotidiani italiani - e non solo - in un furto di proprietà intellettuale che si compie alla luce del sole, complice il mondo torbido dei social network e il gusto del proibito.
Ma il comandante della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, ha rilanciato i suoi intenti, dichiarando: «Non daremo tregua ai pirati dei giornali». E come se non bastasse lo sconcerto per i numeri epocali, Audipress - la società che raccoglie e certifica i dati sulla diffusione e lettura di quotidiani e periodici - rivela che l'utenza che approfitta di questa diffusione illegale è composta in larga parte dalla cosiddetta upper class, la medio-alta borghesia italiana.
Ciò significa che il danno economico compiuto, avviene con una precisa consapevolezza, inficiando su un mercato già in netta crisi, aggravando il precariato inferto alle nuove generazioni di cronisti (e non solo), avvilendo il lavoro svolto quotidianamente nelle redazioni di tutta la penisola. Eppure, le sanzioni previste non mancano: 15mila euro per chi diffonde illegalmente i giornali nelle chat, con aggravio di pena dai sei mesi sino ai quattro anni. Per scoprire la fonte originale dei file pirata e bloccarne la condivisione incontrollata, la procura di Roma ha aperto un fascicolo d'inchiesta su “Data Stampa” ovvero una delle società leader nel settore delle rassegne stampa per le istituzioni, scoprendo - come rivela La Repubblica - gravi violazioni nella diffusione dei contenuti protetti da copyright e nella violazione del diritto d'autore.
Si tratta della medesima società di servizi (che cura la rassegna quotidiana anche per il Ministero dell'Interno, la Rai e l'Arma dei Carabinieri) già al centro di un delicato contenzioso con la Fieg ovvero la Federazione Italiana editori di giornali. Nel frattempo altre quattro procure - Palermo, Roma, Milano e Cagliari - stanno indagando sul mondo della rete, cercando di chiudere i domini che offrono la libera consultazione delle edizioni integrali dei quotidiani. Come detto, il pericolo più grave attualmente è rappresentato dai canali Telegram e dalle chat di Whatsapp, in cui si alterna la condivisione dei codici per vedere le paytv all'ultimo numero dell'Espresso o del New York Times. Tutto gratis. Tutto sulle spalle del giornalismo italiano e non solo.
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