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Torino, uccide la figlia disabile a martellate: "Non volevo più che soffrisse"

Quando sua figlia era nata, nell’aprile di 44 anni fa, i medici le avevano detto che era affetta da cerebropatia, una patologia del cervello che l’ha resa completamente invalida. Ma l’amore di una madre è più forte della malattia. E a sua figlia, Maria Capello ha dedicato l'intera vita. Arrivata a 85 anni, però, ha avuto paura.

Non per sé stessa, ma per Silvia, che lei non ha mai smesso di chiamare «la sua bambina». Così ieri sera, dopo che il marito è andato a dormire, si è stordita con i tranquillanti, poi ha preso un martello e ha colpito la figlia alla testa numerose volte. Sino ad ucciderla. La tragedia si è consumata a Orbassano, comune alle porte di Torino, nell’alloggio di via Gramsci in cui la famiglia abita da sempre.

Maria ora è ricoverata all’ospedale San Luigi, sotto shock, ed è stata denunciata dai carabinieri per omicidio. A dare l’allarme è stato il marito. Ieri era andato a letto presto, senza poter immaginare quello che sarebbe successo. Questa mattina, al suo risveglio, ha trovato la figlia distesa senza vita in camera e la moglie svenuta accanto a lei. «Non voleva più che soffrisse», ha raccontato, in lacrime, agli investigatori dell’Arma.

Durante la settimana la vittima era ospite de 'Le Nuvole' di Collegno, una comunità che si prende cura dei soggetti deboli, offrendo assistenza a chi è malato e ai famigliari. Ieri, come ogni weekend, era tornata a casa. La cena pronta, il letto rifatto. Maria l’ha osservata. Era stufa di vederla soffrire. Ormai anziana, si è chiesta chi avrebbe potuto seguirla una volta che lei e suo padre non ci sarebbero più stati.

Pensieri e preoccupazioni che la assillavano da tempo e che l’hanno portata al quel gesto di disperazione. «L'invecchiamento delle persone con disabilità e delle loro famiglie è un tema di drammatica attualità che non può più essere tralasciato - dicono da Anffas Torino, l’Associazione nazionale di famiglie di persone con disabilità - L’aspettativa di vita aumenta sempre di più e chi ha un familiare disabile dev'essere aiutato».

Maria si è sentita sola. Troppo in là con gli anni per combattere ancora. Troppo anziana per continuare ad assicurare a sua figlia un futuro. «Non ce la faccio più - ha scritto in un biglietto lasciato sul tavolo e ritrovato dai carabinieri - Non voglio che Silvia soffra ancora. Il mio è un gesto di pietà».

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