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'Ndrangheta in Val d'Aosta, si indaga sulle elezioni regionali 2018

Palazzo di Giustizia di Torino

I rapporti tra alcuni candidati alle elezioni e personaggi legati alla 'ndrangheta sono al centro di un’inchiesta aperta dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino sulle Regionali del 2018 in Valle d’Aosta. L’ipotesi di reato è corruzione elettorale. La notizia della nuova inchiesta è venuta a galla a Torino durante l’udienza preliminare dell’operazione Geenna per infiltrazioni della 'ndrangheta nella regione alpina. Operazione che nel gennaio scorso aveva portato a 17 arresti, tra cui quello di un consigliere regionale. La procura ha chiesto di inserire nel fascicolo processuale una annotazione, redatta dai carabinieri di Aosta, al fine di rafforzare il quadro accusatorio.

Nelle 800 pagine - provenienti dal nuovo filone di indagine - sono contenute attività integrative, tra cui numerose intercettazioni, che illustrano le relazioni tra candidati "eccellenti» e esponenti di spicco della comunità calabrese che vive in Valle d’Aosta, alcuni dei quali sotto processo proprio per legami con la 'ndrangheta. Secondo il pm Valerio Longi «il sodalizio mafioso di matrice 'ndranghetista è riuscito a condizionare le scelte elettorali di una parte degli elettori al fine di soddisfare i propri interessi». Nelle carte spunta anche il nome del presidente della Regione, Antonio Fosson, che - secondo gli inquirenti - si faceva influenzare da un anziano pensionato calabrese vicino ad esponenti del 'locale' di Aosta.

Sono anche stati documentati anche incontri tra lo stesso Fosson e uno dei capi dell’organizzazione criminale. Lo stesso presidente, in una nota, ha manifestato «assoluta serenità e fiducia nella Magistratura che non potrà che accertare la mia totale estraneità».

Alle elezioni la 'locale' di Aosta - secondo il pm - ha sostenuto i candidati di tutti i principali partiti autonomisti. La strategia del sodalizio era di «godere di un debito di riconoscenza da parte degli esponenti dei maggiori partiti autonomisti valdostani» e di «avere un maggior numero di consiglieri fedeli nel consesso regionale».

Infine, «occorre evidenziare che sono tre gli ex presidenti della Regione Valle d’Aosta (Augusto Rollandin, Laurent Viérin e Pierluigi Marquis, ndr) che nel corso della campagna elettorale si incontrano o cercano di incontrare proprio i fratelli Di Donato, quindi coloro che durante l’indagine Geenna è emerso essere ai vertici del 'localè di 'ndrangheta», circostanza che secondo il pm è "quantomeno allarmante». Da registrare anche minacce da parte del sodalizio al consigliere regionale Alberto Bertin, simbolo della battaglia per la legalità in Valle d’Aosta.

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