Roberto Rosso, l'assessore regionale dimissionario dopo l'arresto con l'accusa di voto di scambio politico mafioso, ha rassegnato le dimissioni anche da consigliere regionale e da consigliere comunale di Torino.
Una decisione personale, precisa il suo legale, l'avvocato Giorgio Piazzese, "maturata nella sua coscienza per il rispetto verso le Istituzioni e i cittadini". "Non era obbligato a dimettersi - precisa il difensore - la sua è stata una scelta etica autonoma per senso di responsabilità politica".
Roberto Rosso, l'assessore regionale dimissionario dopo l'arresto per voto di scambio politico mafioso, è "consapevole della propria totale estraneità alla criminalità organizzata" e "auspica che la vicenda sia trattata nelle competenti sedi giudiziarie, le sole dove può e deve trovare soluzione". Lo precisa il suo legale, l'avvocato Giorgio Piazzese, commentando la sua decisione di dimettersi da consigliere regionale e da consigliere comunale di Torino. Le dimissioni sono state ufficializzate sia in piazza Castello, sia a Palazzo di Città.
Rosso era stato arrestato lo scorso 20 dicembre. Secondo gli inquirenti, ha versato 7.900 euro agli intermediari di Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, due presunti pezzi da novanta della 'ndrangheta, in occasione delle ultime regionali, a maggio, dove correva per Fratelli d'Italia ed è stato eletto con 4.477 voti. Meno del previsto.
Tanto che in un primo momento, dopo l'acconto, non voleva versare il saldo. Poi gli hanno fatto sapere che "Francesco era imbufalito nero". E ha pagato. Nell'ordinanza c'è anche la traccia di una trattativa (che però non è contestata nel capo d'accusa) con un altro personaggio, ex assessore di un piccolo Comune provvisto di una lunga serie di precedenti di polizia, che gli promette 20 voti.
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