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Sono 42.681 i malati di Coronavirus in Italia, tragico record: 793 morti in un giorno

Il capo della protezione civile Angelo Borrelli

Sono complessivamente 42.681 i malati di coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a ieri di 4.821. Il numero complessivo dei contagiati - comprese le vittime e i guariti - ha raggiunto i 53.578. Il dato è stato fornito dal commissario per l’emergenza Angelo Borrelli nella conferenza stampa alla Protezione civile. Ieri i malati in più erano stati 4.670.

Sono salite a 4.825 le vittime, con un aumento rispetto a ieri di 793 unità. È il maggior incremento dall’inizio dell’emergenza. Ieri l’aumento era stato di 627 morti. Il dato è stato reso noto dalla Protezione civile. Sono 6.072 le persone guarite, 943 in più di ieri. Ieri il dato giornaliero sui guariti era di 689.

Dai dati della Protezione civile emerge che sono 17.370 i malati in Lombardia (1.950 in più di ieri), 5.661 in Emilia-Romagna (+572 di ieri), 4.214 in Veneto (+537), 3.506 in Piemonte (+262), 1.997 nelle Marche (+153), 1.905 in Toscana (+192), 1.159 in Liguria (+158), 1.086 nel Lazio (+174), 793 in Campania (+91), 666 in Friuli Venezia Giulia (+111), 790 in Trentino (+120), 600 in provincia di Bolzano (+70), 642 in Puglia (+91), 458 in Sicilia (+79), 494 in Abruzzo (+72), 447 in Umbria (+63), 304 Valle d’Aosta (+47), 321 in Sardegna (+33), 225 Calabria (+24), 47 in Molise (+8), 66 in Basilicata (+ 14).

Quanto alle vittime, se ne registrano: 3.095 in Lombardia (+546), 715 in Emilia-Romagna (+75), 146 in Veneto (+15), 238 in Piemonte (+29), 154 nelle Marche (+17), 72 in Toscana (+25), 152 in Liguria (+33), 22 in Campania (+5), 50 Lazio (+7), 42 in Friuli Venezia Giulia (+4), 29 in Puglia (+3), 20 in provincia di Bolzano (+3), 6 in Sicilia (+2), 22 in Abruzzo (+5), 10 in Umbria (+3), 8 in Valle d’Aosta (+1), 28 in Trentino (+15), 5 in Calabria (+1), 4 in Sardegna (+2), 7 in Molise (+2). I tamponi complessivi sono 233.222, dei quali oltre 144 mila in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

«Notiamo che più colpita è ancora maggiormente la popolazione maschile e che c'è ancora un tempo mediano tra sintomi e diagnosi di cinque giorni. Questa è la sfida che abbiamo davanti. Prima intercettiamo e isoliamo le persone con sintomi e meglio è». L’ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro durante la conferenza stampa alla Protezione civile.

L’età media delle vittime da coronavirus è di circa 80 anni, mentre l’età media dei contagiati è di 63. «Scontiamo uno dei nostri risultati più rilevanti, cioè di avere una popolazione con età elevata e un’ottima sopravvivenza anche con più patologie. Purtroppo questo virus riesce a sbilanciare l’equilibrio che veniva faticosamente ma costantemente mantenuto», ha spiegato Brusaferro.

«Gli anziani devono stare a casa, sono i più fragili. Se non si seguono tutte le misure è tutto più difficile, altrimenti possiamo fare in modo che la circolazione si rallenti. La chiave è rispettare le regole, se non lo facciamo non è solo un problema nostro ma dei nostri vicini, dei nostri anziani, dei più fragili».

«C'è un’alta circolazione dell’infezione in alcune zone d’Italia, c'è anche una diffusione in altre zone, ma abbiamo ancora numeri contenuti e le misure restrittive hanno la finalità di fare in modo che non avvenga una diffusione importante come sta avvenendo in alcune zone e ci conforta che altri Paesi stanno adottando misure come le nostre».

«Tutte le Regioni hanno una circolazione locale - aggiunge Brusaferro -. Il problema è qual è la curva in cui si diffonde. In questo momento è un numero di infezioni sostenibile dal servizio sanitario nazionale in molte regioni. Però questa curva è quella che censiamo oggi, sappiamo che passano giorni da infezione a sintomi e da sintomi a ricovero. I decessi che censiamo sono un portato di alcuni giorni orsono. La scommessa delle regioni del Sud è che il numero di casi possa essere limitato».

«Bisogna limitare gli spostamenti ma ci sono esigenze che vanno assicurate. Non possiamo garantire la spesa a domicilio per tutti - aggiunge poi Borrelli -. Sono state previste limitazioni ad attività lavorative non essenziali, ma ci sono una serie di filiere come quelle di alimentari e servizi pubblici essenziali, che devono essere garantite. Quelle in atto sono le misure massime che si potevano adottare. Dopodiché c'è la chiusura totale e mi domando come potremmo sostenerci se non usciamo a fare la spesa e senza alimentari nei supermercati?».

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