"In questo momento, penso al Signore crocifisso e alle tante storie di crocifissi, della storia, ma quelli di oggi, di questa pandemia: medici, infermieri, infermiere, suore, sacerdoti, morti al fronte come soldati che hanno dato la vita per amore, resistenti come Maria sotto le croci delle loro comunità, negli ospedali, curando gli ammalati. Oggi anche ci sono crocifissi e crocifisse che muoiono per amore". Papa Francesco riassume il senso di questo Venerdì Santo in una telefonata 'a sorpresa', nel pomeriggio, in diretta a Rai 1, alla trasmissione 'A sua immagine'.
"Sono vicino, sono vicino a voi", esordisce il Pontefice. E in vista della Via Crucis di questa sera, prosegue: "Sì, sono vicino al popolo di Dio, al più sofferente soprattutto, alle vittime di questa pandemia, al dolore del mondo, ma guardando su, guardando la speranza, che la speranza non delude, non toglie il dolore ma non delude". "Sempre la Pasqua finisce nella resurrezione e nella pace - aggiunge Francesco - è proprio il compromesso dell'amore che ti fa passare questa strada, dura, ma lui (Gesù, ndr) l'ha fatta prima. E questo ci conforta e ci dà forza".
Proprio la Via Crucis sul sagrato della Basilica vaticana, anziché nel tradizionale scenario del Colosseo, davanti a una Piazza San Pietro deserta per le norme anti-contagio, è il 'clou' della giornata, oltre che il distillato spirituale di una sofferenza che nell'attuale tempo di pandemia accomuna i cinque continenti, tra credenti e non. E in un silenzio irreale, da cui emergono solo le meditazioni fornite dalla cappellania del carcere 'Due Palazzi' di Padova, il cammino della Croce è condotto da due gruppi, di cinque persone ciascuno: quello della stessa Casa di Reclusione "Due Palazzi" - un ex detenuto, il direttore del carcere, il vece commissario della Polizia Penitenziaria, un agente della polizia, la volontaria Tatiana Mario e il cappellano don Marco Pozza - e quello dei medici e sanitari della Direzione Sanità e Igiene del Vaticano.
Il percorso di 14 stazioni ha inizio nei pressi dell'obelisco, gli gira attorno e poi procede verso il cosiddetto "ventaglio": qui è collocato, rivolto verso il Papa, il trecentesco crocifisso ligneo di San Marcello al Corso, che la popolazione romana riteneva miracoloso e portò in processione per tutta la città durante la pestilenza del 1522. Tutto l'itinerario è segnato da fiaccole a terra. E nelle meditazioni risuona "la voce rauca della gente che abita il mondo delle carceri", la sua sofferenza, ma anche le speranze.
Raccolte dal cappellano don Pozza, ne sono autori cinque detenuti (tra cui ergastolani e condannati per omicidio), la famiglia di una ragazza uccisa, la figlia di un recluso a vita, un'educatrice, un magistrato di sorveglianza, la madre di un detenuto, una catechista, un frate volontario, un agente di Polizia Penitenziaria e un sacerdote accusato e poi assolto in via definitiva dalla giustizia dopo otto anni di processo. "Ho preso dimora nelle pieghe delle vostre parole e mi sono sentito accolto, a casa - dice il Papa nel suo messaggio di ringraziamento -. Grazie per aver condiviso con me un pezzo della vostra storia".
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia