Il Papa si rivolge all'Ue: "Sfida epocale per il futuro del mondo, dare prova di solidarietà"
La benedizione "Urbi et Orbi" e un messaggio all'Unione Europea perché faccia uno sforzo di solidarietà. Sono queste le parole più forti lanciate oggi da Papa Francesco in occasione della celebrazione della Pasqua: "Oggi l'Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l'occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative. L'alternativa è solo l'egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni". Ciò che questa Pasqua di Resurrezione porta in un mondo «oppresso dalla pandemia» è «il contagio della speranza». Il Papa non s'affaccia dalla Loggia di San Pietro e, per le norme anti-coronavirus, pronuncia dopo la messa pasquale - svoltasi anch’essa in forma scarna ed essenziale, senza fedeli e senza il rito del «resurrexit» - il suo Messaggio dall’interno della Basilica vuota, davanti all’Altare della Confessione. Ma il suo solitario discorso 'Urbi et Orbi'ì è ancora più forte, intenso, toccando nel profondo «le ferite dell’umanità afflitta», e invocandone la guarigione. Il suo pensiero va a chi vive questa «Pasqua di solitudine», tra «i lutti e i tanti disagi» della pandemia, «dalle sofferenze fisiche ai problemi economici": ai malati, alle famiglie che hanno perso cari, ai defunti, ad anziani e persone sole, a chi lavora nelle case di cura, o vive nelle caserme e nelle carceri. Invita i cristiani a essere «uniti nella preghiera», anche se il virus ha privato pure «della consolazione dei Sacramenti». Esprime vicinanza e gratitudine ai medici, agli infermieri, a chi assicura servizi essenziali, alle forze dell’ordine, ai militari. E guardando a chi patisce la «preoccupazione per l'avvenire che si presenta incerto, per il lavoro che si rischia di perdere», incoraggia la politica a fornire «i mezzi e gli strumenti necessari per consentire a tutti di condurre una vita dignitosa e favorire, quando le circostanze lo permetteranno, la ripresa delle consuete attività quotidiane». E oltre a invitare a «non lasciare soli» i fratelli «più deboli e poveri», esorta espressamente ad allentare le sanzioni internazionali e a condonare il debito «che grava sui bilanci dei Paesi più poveri». Non manca, da parte del Pontefice, un indiretto 'assist’al governo italiano e a quelli che sostengono l’ipotesi 'eurobond’. «Oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale - scandisce -, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative». L’alternativa " è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni». Il suo richiamo va quindi all’adesione all’appello Onu per il cessate il fuoco globale, a che gli «ingenti capitali» delle armi si spendano «per curare le persone e salvare vite», alla fine dei vari conflitti sparsi nel mondo. E anche a che non si dimentichino le crisi umanitarie, come quella dei migranti e profughi, in Libia e sull'isola di Lesbo. «Indifferenza, egoismo, divisione, dimenticanza non sono davvero le parole che vogliamo sentire in questo tempo», conclude prima della benedizione «alla città e al mondo» e dell’indulgenza plenaria.