La faccia cosentina del virus, da più di un mese, conserva la sua unica e doppia identità tra scalate ardite e picchiate improvvise. Umori bipolari che galleggiano all’interno delle statistiche ballerine dell’Asp e che sembrano svilupparsi, comunque, lungo una curva che sale aggiungendo casi che diventano la sostanza dell’epidemia in provincia.
Gl ultimi bollettini hanno spinto il contagio a quota 291 con le uniche due positività rilevate a San Pietro in Guarano e a Parenti. E, poi, ci sono le guarigioni all’“Annunziata” (una donna di Cariati, il sindaco di Carpanzano, la vedova del 65enne informatore scientifico di Rende) a modellare un bilancio che consente di ritenere adeguate le misure di contenimento finora adottate, nonostante la sofferenza di chi vive da settimane in casa da recluso, dentro città vuote e paesi fantasma. Gente che avverte il bisogno di uscire, uscire dalle case, uscire dalla rassegnazione e dalla sottomissione alla dittatura di un patogeno ancora misterioso.
Nessuno, ad esempio, ha ancora compreso le scelte dei bersagli, la selezione degli “ospiti”. La raccolta delle informazioni attualmente disponibili consente di ritenere che il Covid-19 non sia un’emergenza pediatrica. Lo sottolinea Stefania Zampogna, vicepresidente nazionale della Simeup (la Società italiana di medicina emergenza urgenza pediatrica) nonché responsabile del Pronto soccorso pediatrico dell’Azienda ospedaliera “Mater Domini” di Catanzaro.
«In Italia sono stati censiti circa 400 casi, nessuno, fortunatamente, con esito mortale. I bambini possono essere contagiati, tendono a sviluppare la malattia in modo più lieve rispetto a gli adulti. E ciò avviene, probabilmente, perché il sistema immunitario dei più piccoli non attacca il virus in modo violento come fanno i sistemi degli adulti che generano una risposta immunitaria troppo aggressiva che crea l’infiammazione distruttiva. I bimbi hanno un assetto molecolare differente, condizione che consente loro di sopportare ad esempio più infezioni contemporaneamente, e la risposta anticorpale che forniscono è in grado di proteggerli anche dal nuovo coronavirus. L’incognita è: quanto potrà durare questa protezione?».
Dall’ultimo report dell’Istituto superiore della sanità emerge il dato calabrese dei contagiati under 19: sono in tutto 57. Diciassette i casi registrati tra i neonati e i bimbi di 9 anni, ben quaranta, invece, le positività censite tra i 10 e i 19 anni.
La dottoressa Zampogna illustra i numeri partendo dal dato principale: si tratta di contagi asintomatici o con sintomi, comunque lievi e gestiti a domicilio. «I numeri confermano che i bambini possono essere contagiati quindi è importante proteggerli come popolazione vulnerabile. Allo stesso tempo è necessario che i genitori facciano comprendere ai loro figli che le regole del contenimento vanno applicate e dovranno diventare una sana abitudine anche nella fase successiva. E cioè bisognerà insistere non solo nel lavaggio delle mani ma anche nell’uso delle mascherine che dovranno far parte del nostro corredo. Inoltre, si dovrà continuare con i tamponi a tappeto. Esistono parole chiave che riassumono bene i concetti di questa battaglia: diagnosi precoce, isolamento, e identificazione del paziente, tutte e tre importanti. Poi c’è “io resto a casa”, che è un principio obbligatorio».
La Simeup, società scientifica che è radicata su tutto il territorio nazionale, che contribuisce coi suoi studi allo sviluppo di percorsi terapeutici nell’ambito dell’emergenza urgenza pediatrica, ha avviato da qualche settimana una indagine in Calabria sulla risposta anti Covid-19 delle Pediatrie in undici strutture ospedaliere (sia hub che spoke). E i risultati preliminari sono sorprendenti. Stupisce l’organizzazione dei reparti con percorsi dedicati, aree di isolamento. Una rete assistenziale che funziona. E l’iniziativa della Simeup Calabria è stata accolta con entusiasmo dalla Società di pediatria che ha voluto coinvolgere nella ricerca tutte le altre regioni italiane.
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