Lunedì 23 Dicembre 2024

Coronavirus, Meini (Cei): "Torneranno le Messe aperte ma ci saranno da fare sacrifici"

«Ci aspettiamo una ripartenza anche ecclesiale, mi viene da dire. Ma non immaginiamoci che tutto torni immediatamente come prima. Saremo costretti a ulteriori sacrifici: sacrifici nella liturgia, nell’evangelizzazione, nella testimonianza della carità». Lo afferma in un’intervista ad Avvenire monsignor Mario Meini, vescovo di Fiesole e vice presidente della Cei per l’Italia centrale. La Chiesa italiana è in attesa di poter riprendere a celebrare i funerali in chiesa e la messa assieme alla comunità, con una serie di accorgimenti ancora da definire: dal rispetto delle distanze anti-contagio alle modalità di distribuzione della Comunione. «La 'fase 2' sarà lunga - rileva Meini - e richiederà un grande senso di responsabilità. Quando verranno varate indicazioni precise, potremo capire come comportarci - spiega il vice presidente Cei -. Dobbiamo auspicare il meglio ma faremo di necessità virtù. Mi auguro chele Messe si possano 'riaprire un pò di più', se mi è consentita questa espressione: ossia, che si torni a celebrare alla presenza della nostra gente. Tuttavia è chiaro che non ci sarà permesso di avere le chiese affollate. Occorrerà rispettare con prudenza, fermezza, saggezza e attenzione le disposizioni di sicurezza e le regole che ci saranno». «Poi spero riprendano progressivamente nelle parrocchie le iniziative pastorali per tornare a guardarci negli occhi - prosegue -. Anche nel nuovo frangente saremo chiamati ad aiutarci da buoni fratelli gli uni con gli altri». Per quanto riguarda i funerali «pubblici», Meini considera una priorità celebrarli di nuovo. «Sicuramente - afferma -. Lo ha anche evidenziato con avvedutezza il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nell’intervista ad Avvenire. Ritengo che siano importanti le esequie in chiesa. Dobbiamo cercare il prima possibile di tornare a pregare insieme anche per i defunti. La scelta di limitarsi alle benedizioni al cimitero è stata fonte di sofferenza. Come sacerdoti abbiamo cercato di rimediare facendoci vicini ai familiari e ai parenti, ma non può bastare». «I sacramenti fanno la Chiesa - insiste infine il presule -. L’Eucaristia è la fonte e il culmine. Ma non possiamo dimenticare il sacramento della Riconciliazione, il Battesimo, la Cresima, il Matrimonio che in queste settimane non abbiamo potuto vivere. Ecco perché occorre andare oltre».

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