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Strage in discoteca a Corinaldo, chiesti dai 16 ai 18 anni per la "banda dello spray"

Erano tutti in aula e hanno ascoltato impassibili e le richieste dell’accusa i sei ragazzi della cosiddetta banda dello spray, accusati della strage della discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo. Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 2018 cinque adolescenti e una mamma, venuti ad ascoltare un dj set di Sfera Ebbasta, morirono schiacciati nella calca all’uscita del locale.

Dopo una requisitoria di sei ore dei pm Valentina Bavai e Paolo Gubinelli, nel processo con rito abbreviato davanti al giudice Paola Moscaroli, la Procura ha chiesto condanne dai 16 ai 18 anni, già decurtate di un terzo della pena per la scelta del rito abbreviato, per i sei giovani della Bassa Modenese, poco più che ventenni, accusati di avere scatenato il panico spruzzando una sostanza urticante per scatenare un fuggi fuggi e rubare catenine e altri monili, approfittando della confusione.

Diciotto anni sono stati chiesti per Ugo Di Puorto, considerato il boss della banda e colui che avrebbe premuto il tasto della bomboletta spray urticante in discoteca, 18 anni chiesti anche per Raffaele Mormone, 17 anni, 3 mesi e 10 giorni sollecitati per Andrea Cavallari, 16 anni e 10 mesi per Moez Akari, 16 anni e 7 mesi per Souhaib Haddada, e 16 anni e un mese per Badr Amouiyah.

Richieste formulate tenendo conto di tutti i capi di imputazione: omicidio preterintenzionale, associazione a delinquere finalizzata a furti e rapine, lesioni personali anche gravi e singoli episodi di furti e rapine commessi in vari
locali notturni di tutta Italia. Senza lo 'sconto' legato all’abbreviato le richieste sarebbero state più severe: tra i 27 e i 24 anni.

Secondo la Procura sono inoltre venute meno le attenuanti generiche: i sei che avrebbero agito con lo stesso modus operandi a più riprese, "non hanno mai mostrato segni di pentimento». Anzi, hanno dimostrato, come emerso da alcune intercettazioni, di essere un gruppo criminale rodato, «una macchina da guerra» e pronto ad entrare di nuovo in azione con la stessa tecnica.

Oggi Di Puorto e gli altri non hanno dato grandi segni di emozione. Una scena molto diversa dalla precedente udienza, quando i ragazzi avevano preso la parola per dichiarazioni spontanee, in qualche caso mettendosi a piangere. Il tutto però per addossare la colpa ad altre persone, mai entrate nell’inchiesta, e cercare di alleggerire al massimo la propria posizione.

Oltre all’accusa hanno parlato anche i legali delle circa 80 parti civile ammesse tra cui la Regione Marche. Nuova udienza il 16 luglio per dare la parola alla difesa, poi il 30 luglio, quando potrebbe arrivare la sentenza. Intanto il Comitato Genitori Unitario (Cogeu), costituito dai parenti dei ragazzi (non quelli delle vittime) che quella sera erano in discoteca, si è trasformato in associazione: ora ne potranno fare parte anche i più giovani, rimasti segnati da quella tragica esperienza.

Nell’atto costitutivo il ricordo delle sei vittime: i giovanissimi Asia Nasoni, Benedetta Vitali, Daniele Pongetti, Emma Fabini, Mattia Orlandi e la 39enne Eleonora Girolimini, che aveva accompagnato la figlia all’esibizione del suo idolo Sfera Ebbasta.

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