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Messina Denaro come Balena bianca, "El Pais": "Ossessione di polizia e magistrati"

Identikit di Matteo Messina Denaro

Di Matteo Messina Denaro «non esistono foto, impronte digitali e non se ne conosce il timbro di voce»: autore di una cinquantina di omicidi, a 27 anni dall'inizio della sua sparizione gestisce la sua organizzazione in clandestinità, «l'ultimo grande boss mafioso latitante italiano» viene paragonato alla balena bianca del Moby Dick di Herman Melville in un editoriale-reportage da Castevetrano in prima pagina sul quotidiano spagnolo El Pais, che definisce il boss «grande ossessione di polizia e magistrati italiani».

«Il capo dei capi oggi è come la balena bianca del romanzo di Melville, che di tanto in tanto sale in superficie per prendere aria ma sul quale in 27 anni nessuno è stato in grado di piantare un arpione» si legge nell'articolo, intitolato “La balena bianca di Cosa nostra». Quanto alla lunga scia di crimini addebitati al boss latitante, solo pochi giorni fa i suoi legali hanno voluto precisare, in Tribunale, che «alla fase preparatoria degli attentati di Capaci e via D'Amelio, a Palermo, c'era il padre Francesco e non Matteo Messina Denaro. Anche perché il padre è morto nel 1998 a seguito di un infarto. E quindi questo smentisce la tesi accusatoria secondo cui il padre si sarebbe ritirato in quanto soffriva di una grave malattia.

Matteo Messina Denaro non era presente alle riunioni e quindi non diede il suo assenso per le stragi. Essendo vivo il padre, lui non aveva titolo né per parteciparvi e neanche per esprimere un eventuale consenso». La tesi è stata espressa in aula, nel Palazzo di giustizia di Caltanissetta, dagli avvocati Giovanni Pace e Salvatore Baglio, difensori di Matteo Messina Denaro, nella loro arringa difensiva nel processo che si celebra nella città nissena e che vede il boss trapanese di Castelvetrano accusato come mandante di entrambe le stragi. Il pubblico ministero Gabriele Paci ha chiesto l'ergastolo.

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