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Le feste religiose gestite dalla mafia, arriva la task force del Vaticano

La Madonna di Polsi

«I mafiosi sono fuori dalla comunione con Dio. Sono scomunicati!»: Jorge Bergoglio, il Papa che ha scelto il nome di Francesco d’Assisi, tracciò nel giugno del 2014 un confine netto tra la Chiesa e le mafie. Il Pontefice parlò a braccio nel cuore della Calabria, a Sibari,  davanti a una sterminata folla di fedeli.

Scelse quel luogo perché vi era stato assassinato e bruciato un bimbo di soli tre anni: Cocò Campolongo. Da scena d’un crimine immondo, il Cassanese da quel momento è diventato un posto destinato a passare alla storia della Cristianità. Da allora, infatti, nulla è stato più come prima.

Le Conferenze episcopali, le Congregazioni che gestiscono le feste patronali, le comunità cattoliche piccole e grandi, hanno cambiato rotta e atteggiamento riguardo alla celebrazione di matrimoni e funerali e alla somministrazione dei Sacramenti. Sei anni dopo, sempre sulla spinta del Papa argentino, il Vaticano ha addirittura istituito una task force (della quale fa parte il procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini) destinata a vegliare per impedire possibili infiltrazioni mafiose nelle celebrazioni dedicate alla Madre di Cristo.

Oggi, a Roma, sarà presentato il Dipartimento per l’analisi e il monitoraggio dei fenomeni criminali e mafiosi istituito presso la Pontificia Accademia Mariana Internazionale. Il Papa invierà all’evento un suo messaggio. Come anche un messaggio è atteso, secondo quanto riferito dagli organizzatori, da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il gruppo di lavoro è costituito da ecclesiastici, esponenti delle forze dell’ordine, esperti anti-racket e anti-usura, procuratori in prima linea contro cosa nostra, ’ndrangheta, camorra e Sacra corona unita. La strumentalizzazione delle cerimonia religiose e delle feste ad esse legate è stata per decenni una forma di “legittimazione” per i boss ed una forma di ulteriore ostantazione del loro nefasto potere.

Spiegano dal Vaticano: «Considerato che la figura di Maria, nonché i luoghi, le ritualità e il simbolismo a lei associate, sono oggetto di riconfigurazione sistematica da parte delle mafie e della criminalità organizzata non solo in Italia, ma anche in altri Paesi su scala globale, è stato deciso di coinvolgere personalità competenti per una operazione culturale che riporti la religione, e soprattutto il culto mariano, sui giusti binari, anche in quei luoghi, non solo d’Italia ma del mondo, dove la criminalità organizzata ne ha fatto suo patrimonio.

«La devozione mariana - ha sottolineato Papa Francesco qualche settimana fa - è un patrimonio religioso-culturale da salvaguardare nella sua originaria purezza, liberandolo da sovrastrutture, poteri o condizionamenti che non rispondono ai criteri evangelici di giustizia, libertà , onestà e solidarietà».

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