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Lecce, l'arbitro De Santis e la fidanzata uccisi brutalmente: si stringe il cerchio sull'assassino

Il luogo del delitto

L’autopsia avviata ieri sui corpi di Daniele De Santis e della fidanzata Eleonora Manta, martoriati dalle coltellate domenica sera a Lecce, proseguirà anche nella giornata di oggi. Il lungo lavoro svolto ieri dal medico legale Roberto Vaglio, durato oltre cinque ore, ha intanto confermato che l’assassino ha infierito sui due corpi con un’arma da taglio, infliggendo gravi ferite risultate letali.

Le grosse chiazze di sangue sparse sulle scale del condominio di via Montello, dove i fidanzati abitavano, erano già un segno eloquente di quanto violenta e insistita fosse stata l’azione dell’autore del duplice omicidio.

Conferme in tal senso sono, quindi, giunte dalla prima fase dell’esame autoptico eseguita ieri nell’obitorio dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce. Dalla necroscopia di oggi potrebbero emergere altri dati importanti per delineare un quadro più preciso di quanto è accaduto lunedì sera nel palazzo di via Montello. In città, ma soprattutto nel quartiere dove è avvenuto il fatto di sangue, non lontano dal centro e dalla stazione ferroviaria, si è diffuso un clima di apprensione nell’attesa che l’assassino venga individuato e arrestato.

Ma resta il giallo sull'omicida che viene cercato da due giorni. Attorno a lui sembra stringersi sempre più il cerchio delle indagini. Anche se fonti inquirenti hanno smentito le voci trapelate su un sospettato già interrogato, altre fonti vicine alle indagini parlano con insistenza di una persona che sarebbe al centro dell'attenzione degli investigatori. Si sa che oltre all'ascolto di testimoni, si sono susseguite oggi perquisizioni e acquisizioni di materiale, e che l'attività investigativa è stata particolarmente intensa in uno dei paesi della provincia di Lecce, Aradeo. Una delle tracce seguite è quella di quel nome, 'Andrea', gridato da Eleonora prima di venire uccisa. Lo hanno raccontato i testimoni che hanno detto agli investigatori di averla sentita gridare "Andrea no, Andrea" prima che i fendenti uccidessero entrambi e di avere visto poi fuggire un uomo con un coltello in mano, con il cappuccio di una felpa nera calato sulla testa, guanti neri e uno zainetto giallo sulle spalle.

Il delitto è avvenuto nel condominio in cui vivevano le vittime, in via Montello n.2 angolo via Martiri d'Otranto, nel rione Rudiae, nei pressi della stazione ferroviaria. L'ipotesi più probabile è che le due vittime conoscevano il loro assassino, al quale hanno aperto la porta mentre stavano cenando. Daniele indossava pantaloncini e ciabatte. Sul movente gli inquirenti non si sbilanciano e non confermano né smentiscono l'ipotesi che possa trattarsi di un delitto passionale. La sensazione però è che gli investigatori stiano seguendo una pista concreta. Dovrebbe essere chiara anche la dinamica dei fatti. L'ultimo ad essere ucciso, sulle scale al primo piano del condominio, sarebbe stato proprio Daniele, forse mentre tentava di sottrarsi alla ferocia dell'assassino. Daniele al termine di questa stagione calcistica sognava di arbitrare in serie B e di affermarsi come amministratore di condominio. Infatti, amministrava il condominio in cui viveva e dove aveva deciso di convivere con la sua 'Elly'.

La sua fidanzata, invece, originaria di Seclì, laureata in giurisprudenza e neo assunta all'Inps, sarebbe stata uccisa per prima sul pianerottolo di casa con numerosi fendenti. Dopo aver completato la sua missione, il killer sarebbe fuggito per le scale e avrebbe imboccato via Martiri d'Otranto facendo perdere le proprie tracce. Ora si aspetta l'esame dei file delle telecamere di sorveglianza della zona per poter consolidare gli indizi raccolti dagli investigatori, basati principalmente sulle dichiarazioni dei testimoni e su qualche traccia lasciata. Quello che è certo è che non si è trattato di un delitto d'impeto, ma di un omicidio premeditato perché il killer ha agito con il volto coperto, indossava i guanti e aveva con sé un coltello che gli investigatori stanno cercando.

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