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Cause legali, alla sanità pubblica costano ogni anno 32 milioni in Sicilia e 11 in Calabria

Decreti ingiuntivi, lodi arbitrali, pignoramenti, risarcimenti: la sanità calabrese sopporta il peso di un contenzioso legale spaventoso. E Demoskopika - l’Istituto di ricerca guidato da Sergio Rio – la colloca tra quelle “pasticcione”.

Come se non bastassero gli sperperi dovuti al pluridecennale clientelismo, le speculazioni afferenti i doppi pagamenti delle fatture, ai “buchi” di bilancio si aggiungono pure le “voci” legate alle spese di giustizia. Citare un'Azienda sanitaria in giudizio appare, a volte, un sicuro investimento. C’è sempre il modo attraverso l’interpretazione delle norme e l’individuazione della giusta giurisprudenza di riuscire a fare cassa.

I contenzioni riguardano ovviamente questioni di diritto civile, amministrativo e, pure, di diritto del Lavoro. A tutto ciò va ad aggiungersi il settore penale, legato ai casi – alcuni clamorosi – di cosiddetta “malasanità”.

Lo studio di Demoskopika dimostra che nel 2020, le spese legali per liti sostenute dal comparto sanitario italiano ammontano a quasi 170 milioni di euro, oltre 500 mila euro al giorno, con un esborso medio per ente sanitario pari a oltre 831 mila euro. «Toscana, Sicilia e Calabria» secondo l’istituto di statistica «mostrano gli esborsi maggiori per abitante. La prima con una spesa pro-capite di 7,54 euro determinando un esborso pari a 28,1 milioni di euro immediatamente seguita dalla Sicilia con una spesa di 6,57 euro per abitante (32,6 milioni di euro) e dalla Calabria con 5,97 euro di spesa legale pro-capite (11,5 milioni di euro)». Una classifica di cui non andare fieri.

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