Domenica 24 Novembre 2024

Coronavirus: Rt 0.91 ma ancora 814 decessi e sovraccarico ospedali

Coronavirus

La situazione epidemica in Italia continua a lentamente a migliorare e lo dimostra la diminuzione dell’indice di trasmissibilità Rt che è sceso a 0.91, anche se in 5 Regioni si mantiene ancora al di sopra dell’1. Tuttavia è ancora troppo presto per trarre conclusioni rassicuranti: l'incidenza dei nuovi casi, anch’essa in calo e pari a 590 nuovi casi su 100mila abitanti, resta comunque ancora alta, così come il numero delle vittime che raggiunge oggi quota 814, mentre si continua a segnalare un sovraccarico sui servizi ospedalieri. Il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità e ministero della Salute conferma, dunque, dei segnali positivi ma sottolinea la necessità di «assoluta attenzione», poiché «l'incidenza rimane ancora troppo elevata per permettere una gestione sostenibile, ed è necessario raggiungere livelli di trasmissibilità significativamente inferiori a 1 su tutto il territorio nazionale consentendo una ulteriore significativa diminuzione nel numero di nuovi casi e, conseguentemente, una riduzione della pressione sui servizi sanitari territoriali ed ospedalieri».

24.009 i nuovi casi di coronavirus in Italia

Insomma, non siamo ancora ad una svolta, come testimoniano anche i numeri del bollettino quotidiano del ministero: sono 24.009 i nuovi casi di coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore. Le vittime sono 814, mentre i guariti o dimessi sono 25.576. Il numero di pazienti in terapia intensiva scende di 30 unità, nonostante i 210 nuovi ingressi giornalieri in reparto. Scende anche il numero dei ricoverati con sintomi che dai 31.772 di ieri passa ai 31.200 di oggi (-572). Il numero degli attualmente positivi scende di 2.280 unità (sono 757.702). Le cifre sono in calo, dunque, ma restano ancora troppo elevate. Inoltre, il numero di tamponi effettuati nelle ultime 24 ore è di 212.741 (-13.988 rispetto a ieri), con un rapporto con i nuovi positivi (24.009) che sale all’11,3%, ancora «troppo alto" ha detto il direttore Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza alla conferenza stampa organizzata al dicastero sull'andamento epidemico. Nel momento in cui «si allentano le misure - ha avvertito - l’onda dei contagi riparte». Un quadro, si legge nel monitoraggio, che deve spingere alla "massima attenzione nell’adozione e nel rispetto delle misure, evitarne un rilassamento prematuro e mantenere elevata l'attenzione nei comportamenti».

In molte regioni un rischio alto

«In larga parte delle regioni c'è un sovraccarico e un rischio alto. Tuttavia, la trasmissione ha raggiunto Rt inferiore a 1 e c'è un calo dell’incidenza, che però rimane elevata. Inoltre anche la curva dell’occupazione dei posti letto ospedalieri inizia a flettersi. Quindi siamo in una situazione di miglioramento ma di assoluta attenzione perchè il numero di 20mila casi al giorno è ancora troppo alto. Bisogna portare tutte le regioni sotto Rt 1», ha affermato il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro in conferenza stampa. E continuano a preoccupare i ricoveri in terapia intensiva perchè, anche se in discesa, «ancora per un certo periodo vedremo un numero rilevante di persone che entreranno in Rianimazione, sono coloro - ha spiegato Rezza - che si sono infettati nelle scorse settimane». Quanto all’andamento generale, l’età media dei decessi si attesta sugli 81 anni, il 90% delle persone che decedono ha più patologie, mentre l’età media di chi contrae l’infezione è 48-50 anni. Abbassare ancora la curva dei contagi resta al momento la priorità, con lo sguardo rivolto alla prossima campagna vaccinale anti-Covid con i primi vaccini che dovrebbero arrivare a gennaio. Quanto al dibattito sull'opportunità di vaccinare anche chi ha avuto già la malattia, un chiarimento è giunto da Rezza: «Non c'è una evidenza che ci dica che chi è stato infetto o malato non possa fare dopo il vaccino, quindi in teoria chiunque può fare il vaccino anti Covid. E’ solo una questione di priorità. Se si dovessero fare delle priorità, allora si potrebbe vaccinare prima chi non si è ammalato perchè si presuppone che chi si è infettato abbia una certa protezione. E' solo - ha concluso - una questione di priorità».

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