Sulla variante del coronavirus isolata prima in Inghilterra e ora anche in Italia sembrano tutti d’accordo: è preoccupante, ma l’efficacia dei vaccini non dovrebbe essere compromessa. Dopo l’allarme scattato per l’aumento vertiginoso dei contagi in Gran Bretagna, medici, scienziati e virologi si dicono «in apprensione».
Antonelli: non compromessa l'efficacia del vaccino
«Se è vero che la variante determina una maggiore diffusione, la conseguenza sarà all’inizio un aumento di contagi, poi di ricoveri in terapia intensiva e infine di morti» afferma in un’intervista al Corriere della Sera Massimo Antonelli, direttore della rianimazione del Policlinico Gemelli e componente del Comitato tecnico scientifico. «Ci sarebbe un ulteriore pressione sugli ospedali» anticipa Antonelli, che sarà uno dei primi medici italiani a ricevere il vaccino, forse già il 27 dicembre, «Fortunatamente, a giudicare dai dati disponibili, l’efficacia di questi vaccini non dovrebbe essere compromessa ma ci vorranno mesi prima di avere una percentuale di popolazione immune e quindi poterci ritenere al sicuro». «Chi ha visto il Covid-19 da vicino non può tirarsi indietro», aggiunge. Al momento «gli ospedali tengono, siamo però molto preoccupati per le prossime settimane. Se l’indice di trasmissione del virus non scende rischiamo una nuova crisi».
Stefanelli: identificate varie varianti del coronavirus
Anche la virologa Paola Stefanelli, dell’Istituto superiore di sanità, conferma a la Repubblica che nel caso inglese «si tratta di una variante, un ceppo che ha diverse mutazioni nel suo genoma e alcune riguardano anche la proteina spike, una di quelle che si agganciano al sistema immunitario dell’uomo» anche se non è affatto «escluso che un virus faccia delle mutazioni» perché «sempre del coronavirus sono state identificate varie varianti, come quella spagnola, che però non sono state associate a cambiamenti di virulenza e letalità».
Ciccozzi: maggiore velocità di contagio
«Al momento si ipotizza una maggiore velocità nel contagio, che è quello che preoccupa maggiormente, ma non ci sono riscontri su una minore risposta del vaccino. Dobbiamo fare una sorveglianza molecolare e aspettare le prove di laboratorio», puntualizza Ciccozzi. Quindi conclude: «Questo è un Coronavirus e le mutazioni sono assai più lente perchè il genoma è molto più grande di quello dell’influenza. Anche se la mutazione interviene sul genoma, sulla proteina Spike, non agisce sulla superficie e quindi non inficia l’efficacia vaccinale».
A Il Fatto Quotidiano, Federico Giorgi, genetista all’Università di Bologna e co-autore di uno studio specifico sul caso, dichiara che «si sta studiando questa mutazione del SarsCov2 (la M501Y) da ottobre. Circolava già in Usa e Australia, oltre che nel Regno Unito» e che la mutazione in oggetto è la quarta attualmente più diffusa nella proteina Spike. Sull'efficacia dei vaccini Giorgi non ha dubbi. «La proteina spike è costituita da 1.250 mattoncini, gli amminoacidi» spiega, «e la mutazione M501Y rappresenta un solo mattoncino. In genere non basta a rendere inefficace un vaccino».
Galli moderatamente ottimista: il vaccino potrebbe funzionare
Mentre in un’intervista al quotidiano Domani, il professor Massimo Galli, del Sacco di Milano dichiara: «Davanti alla mutazione del genoma di un virus nessuno può dire con certezza se i vaccini appena scoperti saranno utili oppure no, ma stavolta dico - con il beneficio del dubbio - che sono moderatamente ottimista» e «ci sono buone possibilità che la profilassi in arrivo proteggerà anche dal ceppo inglese».
Berlino: vaccino efficace contro la variante del virus
Gli esperti dell’Unione europea ritengono che i vaccini esistenti contro il coronavirus siano efficaci contro il nuovo ceppo a rapida diffusione identificato in Gran Bretagna. Lo ha detto il ministro della salute tedesco Jens Spahn all’emittente pubblica Zdf. «Secondo tutto quello che sappiamo finora» il nuovo ceppo "non ha alcun impatto sui vaccini», che rimangono «efficaci», ha detto Spahn, citando «colloqui tra esperti presso le autorità europee».
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