Mille domande, nessuna risposta certa. La tempesta Covid-19, come un uragano di forza 5 nelle scala di Fujita, sta squassando il pianeta non risparmiando niente. E soprattutto demolendo secoli di certezze che a partire dall’Empirismo inglese avevano plasmato la filosofia di vita della cultura occidentale. All’alba del Terzo millennio ci riscopriamo improvvisamente deboli, confusi, privi di certezze e soprattutto alla spasmodica ricerca di un punto di riferimento al quale aggrapparsi. Una cosa è certa: il mondo non sarà più quello di prima. Oggi il coronavirus sta mettendo in crisi tutta la nostra quotidianità e le nostre convinzioni più profonde. L’umanità però cerca qualcosa a cui aggrapparsi. E forse l’ha trovata.
L'arrivo dei vaccini
Dopo un anno di inenarrabili patimenti finalmente sono disponibili sul mercato i primi vaccini che dovrebbero essere efficaci al 95%. Si tratta di una vera rivoluzione, l’arma capace di fermare il contagio dilagante ed esponenziale che sta colpendo tutte le società del pianeta. È già cominciata una campagna di vaccinazione a livello globale che sfrutta, per ora, due prodotti, quello della Pfitzer e quello della Moderna. Il primo è distribuito in Europa e in Italia da alcuni giorni e lo sarà in quantità sempre più massiccia. Quando la campagna di vaccinazione entrerà a regime, nel nostro Paese riceveranno le dosi del prodotto Pfitzer quasi mezzo milione di persone a settimana, cominciando dalle categorie a rischio. A questi vaccini si aggiungerà presto quello inglese elaborato dalla AstraZeneca, che, a detta degli scienziati britannici, garantisce, sì un’efficacia del 95%, ma elimina anche tutti i sintomi della malattia nel 100% dei casi. Certo, bisognerà aspettare alcuni mesi e tenere sotto stretta osservazione i vaccinati per comprendere se l’obiettivo che ci si è proposti è stato raggiunto.
Problemi dietro l'angolo?
Quali sono i problemi che potrebbero insorgere? Il primo è indubbiamente quello legato al calcolo probabilistico dell’efficacia della sostanza utilizzata. Se la soglia prevista dovesse essere molto più bassa del 95%, allora avremmo risolto il problema a metà, perché rimarrebbe scoperta una vasta area di possibile fonte di contagio. Inoltre, calcolando anche la velocità con cui il vaccino è stato programmato e sperimentato, occorrerà focalizzare la nostra attenzione su possibili effetti secondari che finora non sembrano venuti a galla. Siamo sempre ovviamente, nel campo delle ipotesi. La terza paura, quella che viene esorcizzata con maggiore forza dagli scienziati e dai governi, è la possibilità che il virus muti improvvisamente cambiando la cosiddetta “chiave” della serratura, cioè le proteine di superficie che come nel gioco del Lego fanno agganciare il vaccino inoculato. In questo caso, purtroppo, accadrebbe né più e né meno quello che avviene ogni anno con i virus influenzali: bisognerebbe studiare un nuovo vaccino che insegua la mutazione del “corona” e che ne renda possibile prima la sua attenuazione e poi la sua definitiva scomparsa. Come si vede, è una bella battaglia che lascia apertissima la partita , ma che fa intravedere speranze sempre più solide. Ovviamente, gli scienziati di mezzo mondo ragionano sulla catastrofe Covid-19 per capire come abbia avuto origine e come si sia diffusa così celermente. Per esperienza diretta ricordiamo, per averlo invitato a tenere una conferenza a Messina, le parole – in tempi non sospetti – del prof. De Clercq, lo scienziato belga ritenuto il maggiore esperto europeo di aviaria: «Attenzione ai coronavirus, perché un salto di specie dagli animali all’uomo è sempre possibile. E in quel caso sarebbero guai». Ebbene, pare proprio che l’epidemia Covid-19, il cui primo focolaio è stato riscontrato nella città di Wuhan in Cina, abbia seguito questo percorso, passando dai pipistrelli all’uomo.
Le grandi epidemie
D’altro canto, storicamente, la società contadina cinese è sempre stata vicina ad una sorta di promiscuità con gli animali, anche specie selvatiche. E non è un caso che alcune delle grandi epidemie della storia abbiano avuto origine proprio in queste regioni. Ricordiamo la più letale, almeno in termini percentuali rispetto alla popolazione coinvolta, che è quella relativa alla “morte nera” della metà del ‘300. In pratica, un’epidemia di peste bubbonica che nell’arco di un quindicennio, partita dalla Cina settentrionale e dalla Mongolia, raggiunse l’Europa, sterminando secondo i calcoli degli storici da un terzo a quasi la metà della popolazione. Il trauma indotto dalla catastrofe fu talmente violento da cambiare completamente tutti i connotati di quella società medievale: niente fu più come prima. Le campagne vennero abbandonate, le città divennero non solo mercati, ma anche letamai a cielo aperto, re e principi si chiusero nei castelli, a debita distanza dai loro sudditi, e anche la Chiesa rivide profondamente il suo rapporto con i fedeli. Fiorirono sette e associazioni pseudo-religiose, come quella dei flagellanti, e ci volle almeno un secolo perché l’Europa tornasse a vivere giorni felici all’alba di quell’epoca di splendori che tutti noi conosciamo come Rinascimento. Un’altra pandemia di eccezionale devastazione fu quella nota come “spagnola”, scoppiata sul finire della Prima guerra mondiale, alimentata dal ritorno a casa dei soldati reduci dal fronte, sporchi, laceri e pieni di parassiti che furono un formidabile veicolo di contagio. Quella devastante epidemia uccise almeno 60 milioni di persone in tutto il mondo. Ritornando al Covid-19, in definitiva, una volta rotte le uova e fatta la frittata, il conto lo abbiamo pagato tutti. E bastano solo alcuni numeri per capire di che portata sia stata la botta. Pensate soltanto che con tutta la differenza di popolazione e pur col fatto che la pandemia in Cina è scoppiata ben prima che da noi, i numeri dicono che Pechino e Roma sono malconce allo stesso modo con oltre 2 milioni di contagiati e più di 70 mila morti. Una differenza abissale tra di noi e il colosso asiatico che non si spiega, in alcun modo. A questo va aggiunto che il prodotto interno lordo del pianeta calerà del 5%, se non di più. Forse sarà la Cina l’unica ad arrivare ad un più 2%. Il che spiega molte cose, a cominciare dalla capacità di affrontare l’emergenza.
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