Voci dallo Stretto, voci dalla Sicilia e dalla Calabria che parlano direttamente ai nostri lettori. In quest’anno così complicato, guardando al futuro, ci siamo rivolti a dodici scrittrici e scrittori calabresi e siciliani – nomi noti e apprezzati – per trovare sprone e conforto, chiedendo loro una sintesi dell’anno che si sta concludendo – una parola chiave – e soprattutto, la loro prospettiva sul 2021, fra auguri e auspici. Anche perché in un anno così complicato spicca un dato confortante fornito dall’Associazione italiana editori: nel 2020 la percentuale di cittadini (15-74 anni) che dichiara di aver letto un libro (compresi eBook e audiolibri) sale al 61%, contro il 58% del 2019 e il 55% del 2018. E ancora, ribadiamo il valore delle librerie, un faro nella notte. AIE dichiara che ad ottobre sono state frequentate dal 67% di lettori – un dato solo lievemente in calo rispetto al 74% registrato nel 2019, ma considerando il lungo periodo di chiusura – spiraglio verso il nuovo anno che verrà.
Gli autori calabresi
Partiamo con Gioacchino Criaco, lo scrittore originario di Africo: «Nel 2020 ci siamo tutti sentiti impotenti, rinchiusi in casa mentre i numeri dei contagiati rimbombavano dalle tv». E così, guardando al futuro, l’autore di “Anime nere” e il recente “L'Ultimo Drago d'Aspromonte” (Rizzoli Lizard) afferma: «Dal 2021 m’aspetto un anno di grande “ripartenza”, per recuperare la gioia di vivere, puntando verso la luce, traendo esempio dall’Aspromonte, il nostro “Monte bianco”».
Direttamente dal Trentino, Carmine Abate, originario di Carfizzi, vincitore del Campiello 2012, dichiara: «Vivo per addizione, porto la Calabria nel cuore e vorrei che il 2021 segnasse una “rinascita” possibile facendone emergere le eccellenze. La mia parola per l’anno nuovo è “speranza”». E guardando all’anno che si sta concludendo: «Mi sono tuffato nel lavoro con grande lena anche per sopperire a ciò che mi è mancato di più, l’incontro con le scolaresche».
Fresco vincitore del Premio Corrado Alvaro per la 52esima edizione del Rhegium Julii con “Lettere alla moglie di Hagenbach” (Rubbettino), il cosentino Giuseppe Aloe dichiara che quest’anno «funestato dal Covid-19 ha mostrato la “spietatezza” della nostra società, perché in troppi hanno detto che questo virus uccideva gli anziani, ignari del fatto che con i vecchi scompare anche la storia». E così, al 2021 Aloe chiede la fine della retorica: «Vorrei meno annunci e proclami alla tv. Lasciamo da parte urla e strepiti e recuperiamo il senso ultimo delle cose». Infine, da Catanzaro Domenico Dara, autore di “Malinverno” (Feltrinelli) , dichiara: «Da un punto di vista umano mi sono sentito un privilegiato nell’aver potuto vivere con tranquillità il tempo trascorso in casa pur vivendo qualche vicissitudine editoriale. Sento dire che niente sarà più come prima, ma non ci credo, l’uomo è un animale votato alla dimenticanza, col tempo ognuno tornerà ad essere quel che era prima di quest’esperienza».
Gli autori siciliani
È tempo di varcare lo Stretto con la messinese “strettese” Nadia Terranova, finalista al Premio Strega 2019: «Il 2020 ha un bilancio certamente negativo per l’umanità ma positivo dal punto di vista creativo: confinata in casa ho potuto lavorare a molti progetti nuovi» (e fra questi “Caravaggio e la ragazza”, in uscita a febbraio per Feltrinelli comics, in tandem con Lelio Bonaccorso). E se a questo giornale ha già dichiarato che la parola per il futuro è “briscemu”, «quella per inquadrare il 2020 non può che essere “Camurria”». Infine: «Il 2021 spero ci liberi da tutte queste pesantezze, consegnandoci la serenità e la libertà di poter tornare ad abbracciarci».
Restiamo a Messina con Alessia Gazzola, in libreria con “Costanza e buoni propositi” (Longanesi): «Pensando al 2020, la parola che mi viene in mente è “pausa”. Una pausa obbligata da noi stessi. Guardando al domani, vorrei una ripartenza “consapevole”, riscoprendo tutto ciò che davamo per scontato e adesso non lo è più».
Piemontese ma originario della Sicilia, Domenico Cacopardo afferma: «È stato un anno orribile, non ci nascondiamo ma la gran parte della cittadinanza è stata solidale e abbiamo celebrato il lavoro eroico del personale medico. Pensando al domani – afferma l’autore, legatissimo alla provincia messinese che torna nei suoi romanzi (l’ultimo è “Agrò e i segreti di Giusto”, Marsilio) – il vaccino ribadisce il valore assoluto della scienza, strumento per una prospettiva di “rinascita”».
La cultura è negli auspici di Maria Attanasio, poetessa e scrittrice di Caltagirone, che ha appena vinto il Premio Chiara con “Lo splendore del niente e altre storie” (Sellerio): «Siamo tutti Covid, tutto il mondo è nelle sue grinfie. La cultura e la scuola sono stati in fondo alle priorità, è insopportabile. Vorrei un anno nuovo senza la dittatura dell’economia, un anno di libri, cibo della mente e del cuore».
Da Catania, Elvira Seminara ci spiazza: «Una parola per il mio sentimento non esiste, e dunque la invento io: “Agorapenìa”. Significa mancanza e nostalgia della piazza, dell'umanità in azione. Agorapenia è quel rimpianto, amaro e insieme bambino, che non conoscevamo ancora». L’autrice de “I segreti del giovedì sera” (Einaudi), prosegue: «Spero che questo arco temporale segnato dal Covid porterà a noi tutti un ampliamento di coscienza, una sensibilità più porosa e duttile, un desiderio nuovo di partecipazione». Restiamo in casa, passando la parola alla figlia Viola Di Grado: «La parola del 2020 è sicuramente “apocalisse”. Per il 2021, spero che questa relativa fine del mondo, nel senso di fine di molte certezze e di un senso illusorio di padronanza dei nostri corpi e di immortalità, faccia fruttare nuove consapevolezze sulla brevità e fragilità di tutto e – conclude l’autrice di “Fuoco al cielo” (La Nave di Teseo) – soprattutto la consapevolezza d’aver violentato l'ambiente e gli animali in modo gravissimo e irrecuperabile».
Ancora, ecco Cristina Cassar Scalia, al lavoro sul prossimo libro, il quarto, dedicato a Vanina Guarrasi (la serie bestseller edita da Einaudi): «La parola per il 2020 è “sconvolgimento”, la sento davvero mia. E se guardo al domani, auspico un lento e naturale ritorno alla routine ma facendo tesoro di questa sofferenza. Ho voglia di ritrovare i miei lettori e il sorriso, ricominciando a pensare alla vita senza timore».
Chiudiamo il nostro viaggio a Palermo con Eleonora Lombardo: «Il bilancio per il 2020 ha il sapore della gratitudine di chi ha scollinato – dice l’autrice di “La disobbedienza sentimentale” (Cairo) – . La mia parola è “connessione”, quella umana e con la natura. Il 2021? Lo immagino guidato da donne coraggiose e per questo appuntito verso verità sorprendenti».
Con questo augurio aspettiamo l’anno nuovo.
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