Joe Biden ha un incubo, che si chiama Donald Trump. Cominciamo la nostra analisi sulla politica estera del pianeta nel 2020 e sul mondo che verrà, da quello che, coronavirus a parte, è stato senza alcun dubbio l’evento dell’anno appena trascorso: il cambio della guardia alla Casa Bianca. Trump ha fatto perdere il sonno al nuovo inquilino della Casa Bianca, Joe Biden. Come si sta mettendo di traverso Trump? La prima risposta ovvia sta nella mancata concessione della vittoria all’avversario. Quando Trump è diventato presidente non ha saputo vincere, ora invece non sa perdere e minaccia a destra e a manca. Come Hitler nel bunker della Cancelleria si è asserragliato dentro la Casa Bianca e promette di muovere improbabili divisioni corazzate (andare all’assalto giudiziario) che però esistono solo nella sua testa.
Nuova amministrazione
Oltre a questo, va detto che le sua politica estera è stata lastricata di mine ed esplosivi che qualsiasi nuova Amministrazione farà fatica a rivedere e a riconvertire. Il problema di Biden è che dopo l’epidemia da Covid-19 Trump gli lascia in eredità un’America malconcia. Sia socialmente che economicamente. Proprio l’altro giorno il vecchio presidente repubblicano è stato quasi costretto (lui, al solito, dopo averlo fatto negoziare ai suoi, recalcitrava) a firmare lo stimulus act, la legge che stanzia novecento miliardi di dollari per gli interventi a sostegno dei cittadini e delle imprese colpiti mortalmente dalla valanga coronavirus. Certamente, tutto questo non basterà e per l’anno appena trascorso si prevede un calo del Pil americano ancora difficilmente quantificabile, ma che potrebbe arrivare fino al 4%. Né migliore è la situazione dal punto di vista della disoccupazione (con punte del 7%) e soprattutto quella del deficit su Pil, tracollato ad un astronomico -15%.
Il Medio Oriente
Parlando invece di Medio Oriente bisogna dire che, dalla Libia fino all’Iran, è diventato una pentola a pressione il cui coperchio minaccia di saltare per aria. Trump aveva mischiato le carte, puntando sul blocco sunnita e mettendosi di traverso contro l’Iran. Questo aveva reso strategicamente a rischio la navigazione nel Golfo Persico e nel Mar Rosso fino a Suez, con la possibilità che fossero bloccati gli Stretti di Hormutz e di Bab-el-Mandeb. D’altro canto l’obiettivo che si proponeva Trump, di arrivare ad un piano di pace per la Palestina, è saltato con la sua defenestrazione. Ma il dente cariato della politica estera americana resta la Cina. Il colosso asiatico è stato capace di mettere assieme il peggio di due sistemi: il capitalismo anarchico governato dalle leggi della giungla finanziaria e la pianificazione comunista imposta dal partito allo Stato secondo criteri di tipo politico e non di massimizzazione della ricchezza. O almeno questa era la situazione fino all’arrivo di Xi. Con la nuova dirigenza (il presidente Xi Jinping è in carica dal 2013) la filosofia è cambiata e oggi governano l’analisi costi benefici e la finanza sulla politica. Hanno una produttività incredibile. Insomma, una nazione che si è inventata un capitalismo di Stato che non fa prigionieri e che si mette i diritti umani sotto le suole delle scarpe. Nel 2028 la Cina sarà la prima potenza economica del mondo, sopravanzando in quanto a ricchezza prodotta anche gli Usa. Trump, ansioso di colmare il suo deficit commerciale, si era affidato al protezionismo e ai dazi doganali, dimostrando di non averci capito il resto di niente. Insomma, un vero manicomio finanziario e commerciale. A nostro giudizio è questo il danno più eclatante nei quattro anni della sua fallimentare presidenza, assieme ai messaggi trasversali ed equivoci lanciati in direzione del suprematismo e di coloro che hanno in sfregio i diritti fondamentali della persona. Ebbene, anche in questo settore che è un vero e proprio terreno minato Trump ci ha messo del suo, seminando zizzania e dividendo la società americana. Ma l’ ostilità di Trump non andava solo contro gli emarginati e i “pobrecitos”, ma anche e soprattutto contro gli immigrati ispanici, i “cichanos” in arrivo dal Messico.
I diritti umani
Quello dei diritti umani però è un tema che non riguarda solo gli Stati Uniti, ma tocca tutto il pianeta. Troppo spesso le democrazie occidentali predicano bene e razzolano male, alleandosi con regimi autoritari e liberticidi come quello egiziano che ha già sulla coscienza morti come il giovane Regeni e incarcerati come lo studente Zaki. Quello dei rifugiati è l’altro tema che contraddistingue la nostra epoca, che dovrebbe essere messo in primo piano e che invece, spesso, viene soltanto sopportato. Esistono fior di accordi dalla Convenzione di Ginevra al Trattato di Dublino a quello Sar (Search And Rescue) sui salvataggi in mare, che regolano la materia. Il Diritto Internazionale in questo campo è sovrano e bisogna adeguarsi. Europa: la Brexit, cioè l’uscita del Regno Unito dall’Unione, sta creando scompiglio. Gli inglesi con un margine risicatissimo hanno fatto questa scelta per una mera questione di convenienza. Ma fatti i calcoli e tirate le somme bisogna dire che forse i conti non tornano e gli ultimi dieci giorni di permanenza di Londra in Europa hanno seminato il panico tra i consumatori britannici. E adesso la botta finale. I latini dicevano in cauda venenum. Già, il veleno che ci tocca trangugiare tutti i giorni assistendo alla distruzione dell’ambiente del nostro pianeta. Ma questa non è una riflessione, vuole essere solo un grido di dolore. Stiamo trasformando la Terra in un deposito di spazzatura a cielo aperto. I ghiacci del Polo Nord si sciolgono, fanno aumentare il livello del mare e cambiano rapidamente il corso delle correnti più importanti, a cominciare da quella del Golfo, con ricadute pesantissime sul clima. In tutto questo scempio le vittime più innocenti, quelle che non si possono difendere, sono gli animali in via di estinzione, ormai confinati in poche riserve. Cinquanta milioni di anni per fare evolvere migliaia di specie e duecento anni per farle scomparire. Vergogna!