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Scuola: Veneto, Friuli e Marche si ribellano al Governo: "Studenti a casa sino al 31 gennaio"

Mancano le condizioni per la riapertura delle scuole il 7 gennaio: è il verdetto del sondaggio che la rivista specializzata Orizzonte Scuola ha condotto in queste ore. Alla rilevazione hanno partecipato un totale di 15.433 utenti che sono intervenuti per esprimere la loro opinione sul ritorno a scuola, il 7 gennaio

Coro di no alla riapertura delle scuole il 7 gennaio. I primi a barricarsi sono Veneto e Friuli Venezia Giulia. Dad prorogata fino al 31 gennaio. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha firmato una ordinanza per la chiusura delle scuole superiori, viste le previsioni rispetto ad una possibile terza ondata di coronavirus. "Non ci sembra prudente lasciare aperte le scuole superiori quindi proroghiamo la didattica a distanza fino a tutto gennaio - ha spiegato nel corso di un punto stampa alla sede della Protezione civile di Marghera (Venezia) - Noi tifiamo per la scuola in presenza ma abbiamo l'obbligo di valutare la situazione".

Sulla stessa lunghezza d'onda il Friuli Venezia Giulia. "La didattica a distanza al 100% per le Scuole superiori viene prorogata al 31 gennaio. E' una scelta di responsabilità che supera il consenso di chi voleva un rientro veloce e ampio a scuola, e mira a tutelare la salute dei ragazzi e di tutto il personale della scuola", spiega l'assessore regionale all'istruzione Alessia Rosolen, annunciando la nuova ordinanza del presidente Massimiliano Fedriga.

Didattica a distanza al 100% nelle Marche fino a fine gennaio. Lo ha deciso la giunta regionale guidata da Francesco Acquaroli dopo un confronto sull'andamento epidemiologico nella regione, in concertazione con l’assessore all’Istruzione Giorgia Latini: dunque Dad per le scuole secondarie di secondo grado, statali e paritarie, al 100% fino al 31 gennaio.

In Campania rientro l'11 gennaio

Le scuole in Campania riapriranno lunedì 11 gennaio quando potranno tornare in classe gli alunni della scuola dell’infanzia e delle prime due classi della scuola primaria, esattamente com'era prima della chiusura per la pausa natalizia. E’ il frutto della riunione dell’Unità di Crisi della Regione che ha valutato i dati epidemiologici in relazione alla possibilità di un ritorno in presenza; ci sarà un’ordinanza entro domani. A partire dal 18 gennaio sarà valutata dal punto di vista epidemiologico generale, la possibilità del ritorno in presenza per l’intera scuola primaria e dal 25 gennaio, per la secondaria di primo e secondo grado.

 

Il Cts: il problema non è aprirle ma tenerle aperte

La questione non è riaprire le scuole ma verificare se ci sono le condizioni per poi mantenere questa decisione. Lo ha detto il segretario del Comitato tecnico scientifico, Fabio Ciciliano, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei. «La cosa più importante - ha sottolineato Ciciliano - non è tanto riaprire le scuole ma cercare di tenerle aperte. Rischiare di riaprire le scuole e doverle poi richiudere tra una decina di giorni o tra due settimane. È una cosa che il Paese non si può permettere perché sarebbe la testimonianza provata del fatto che i numeri stanno riaumentando».

Il sondaggio: i professori dicono no alla riapertura

Mancano le condizioni per la riapertura delle scuole il 7 gennaio: è il verdetto del sondaggio che la rivista specializzata Orizzonte Scuola ha condotto in queste ore. Alla rilevazione hanno partecipato un totale di 15.433 utenti che sono intervenuti per esprimere la loro opinione sul ritorno a scuola, il 7 gennaio. La domanda a cui chi ha partecipato al sondaggio ha risposto era: «Ci sono le condizioni per il ritorno in classe?" Il risultato è stato netto: 14.109 utenti, ovvero il 91,42%, hanno detto «No» alla riapertura della scuola, ritenendo che allo stato attuale non esistono le condizioni di sicurezza. In netta minoranza i favorevoli al ritorno a scuola: 1207 utenti, ovvero il 7,82%. Solo 117 gli utenti che ancora non hanno sviluppato un’opinione sul tema rientro in classe.

Perplessità dei sindacati in Sicilia

«Forti perplessità» sulle condizioni di sicurezza delle 831 istituzioni scolastiche siciliane in vista dell’imminente riapertura. Lo scrivono le organizzazioni sindacali siciliane di Flc Cgil, Cisl scuola e Uil scuola, tra l’altro «escluse dalla quasi totalità dei tavoli prefettizi» che si sono riuniti per decidere e valutare la situazione in cui si trovano le scuole in vista dell’imminente avvio delle lezioni previste per l’8 gennaio. «Chiediamo un immediato confronto con le istituzioni - aggiungono - col presidente Musumeci, con gli assessori all’Istruzione, ai Trasporti e alla Sanità e con il direttore generale dell’Usr Sicilia, per approfondire le reali condizioni delle scuole, alla luce di un’emergenza sanitaria che è ancora altissima, considerato il numero elevato di decessi e di contagiati delle ultime giornate». In Sicilia gli studenti sono più di 700 mila, di cui oltre 240.386 delle scuole secondarie di secondo grado, mentre 831 sono le istituzioni scolastiche articolate in 4.102 sedi. «Tante - sottolineano le sigle sindacali - sono le domande alle quali bisogna dare una risposta: le 4.102 sedi sono tutte sicure? Il sistema dei trasporti, le cui criticità son ben note a tutti, è in grado di garantire quei parametri minimi di sicurezza che riguarderanno decine di migliaia di studenti? Siamo sicuri che l’articolazione dell’avvio e della fine delle attività in diversi turni, utilizzando tra l’altro gli stessi mezzi, sia la soluzione ottimale?». C'è il timore che si possa riproporre la stessa situazione dell’ottobre scorso, quando l’avvio del nuovo anno scolastico, dopo la lunga pausa estiva,» ha contribuito a generare la seconda ondata ancora oggi in corso. Molti esperti e addetti ai lavori prevedono, dopo il 15 gennaio, una terza ondata che pare possa essere ancora più aggressiva delle prime due». Attendere qualche ulteriore giorno prima di riaprire le scuole, attivare una cabina di regia regionale, oltre a dei tavoli di coordinamento provinciale con la presenza delle parti sociali, sono le richieste «per non rendere vani tutti i sacrifici fatti in queste lunghe settimane, ma soprattutto per salvaguardare gli studenti, il personale scolastico e di riflesso tutte le famiglie che in qualche modo ruotano intorno al mondo della scuola».

 

 

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