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Covid, Viminale allarmato: le mafie sfruttano le difficoltà sociali

Sos lanciato dall’organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata

«Non può essere escluso il rischio che la criminalità organizzata possa sfruttare il disagio sociale esternato nelle manifestazioni» di protesta legate alle misure anti Covid, manifestazioni a volte «degenerate in gravi episodi di scontro con le forze di polizia». E’ quanto si legge nel quarto report dell’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso, presieduto dal vicecapo della Polizia Vittorio Rizzi.

Il pericolo è che ora i clan cerchino di mettere le mani sui vaccini. 

Investigatori ed intelligence «stanno monitorando le dinamiche dei contesti sociali al fine di scongiurare possibili saldature tra il malcontento diffuso, generato da situazioni di difficoltà, ed il tentativo di gruppi criminali di mettere a rischio la tenuta dell’ordine pubblico». E se da un lato «l'attuale periodo di difficoltà e incertezza costituisce il contesto per la proliferazione dei sodalizi mafiosi interessati a lucrare sulle ingenti risorse economiche destinate a porre rimedio alla sfavorevole congiuntura economica», dall’altro «la fase delicata che il Paese sta affrontando potrebbe ancor di più esporre gli amministratori locali a forme di contestazione che talvolta sfociano in atti di intimidazione da parte di attori non strutturati che operano anche per ottenere una visibilità mediatica amplificata dalle proteste di piazza».

Il disagio sociale con il passare dei mesi «si è evoluto in forme più organizzate, favorito dal ricorso ai social media (Facebook e WhatsApp ove proliferano gruppi che esortano a disobbedire al coprifuoco imposto dagli enti locali), con un’agile e rapida organizzazione di iniziative estemporanee (flash-mob)». Ma in generale, «si è riscontrato l’interesse di un ampio ed eterogeneo panorama di attori ad inserirsi nella protesta per radicalizzarla».

«Varie iniziative indette sui social dai rappresentanti delle categorie degli esercenti contrarie alle decisioni adottate dal governo - ricorda il documento - sono state "monopolizzate" dalle frange più estreme dei gruppi politici ed ultras, i quali hanno partecipato alle manifestazioni violente avvenute nel mese di ottobre a Napoli, Salerno, Roma, Catania, Torino, Verona, Palermo, Firenze e Bologna. Si è registrata la presenza anche di movimenti appartenenti all’estrema destra - in particolar modo quelli di Forza Nuova - che, approfittando del malcontento popolare ed alla ricerca di un sempre maggiore consenso, tramite web hanno incentivato la "disobbedienza" contro lo '"stato di polizia" e la "dittatura sanitaria", creando addirittura nuovi gruppi spontanei di protesta al fine di poter gestire il controllo delle mobilitazioni in piazza». E ancora: «In altre manifestazioni di protesta in piazza, si sono rilevate sia la presenza di anarchici - convinti che la pandemia sia il pretesto per comprimere i diritti delle persone da parte delle autorità - sia la partecipazione di appartenenti ai "centri sociali" e di estremisti di sinistra». Si è registrata la partecipazione a simili iniziative anche «da parte di giovani che hanno mostrato risentimento verso le forze di polizia, persino con forme di violenza fisica. L’emergenza epidemiologica, con le connesse restrizioni, ha infatti scatenato un’insofferenza che si è tradotta in manifestazioni di devianza giovanile, di cui la protesta ha costituito declinazione».

 

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