Promette di usare ogni strumento legale su Pfizer e Astrazeneca il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «I rallentamenti delle consegne» dei vaccini «costituiscono gravi violazioni contrattuali, che producono danni enormi all’Italia e agli altri Paesi europei, con ricadute dirette sulla vita e la salute dei cittadini e sul nostro tessuto economico-sociale già fortemente provato da un anno di pandemia. Ricorreremo a tutti gli strumenti e a tutte le iniziative legali, come già stiamo facendo con Pfizer-Biontech, per rivendicare il rispetto degli impegni contrattuali e per proteggere in ogni forma la nostra comunità nazionale». Lo scrive su Facebook il premier Giuseppe Conte, parlando di AstraZeneca.
Conte: "A Italia 3,4 mln dosi in meno, inaccettabile"
«Se fosse confermata la riduzione del 60% delle dosi che verranno distribuite nel primo trimestre, significherebbe che in Italia verrebbero consegnate 3,4 milioni di dosi anzichè 8 milioni. Questa mattina il ministro Speranza e il commissario Arcuri hanno incontrato con urgenza i vertici di Astrazeneca Italia, che però hanno confermato il ridimensionamento della capacità produttiva. Tutto questo è inaccettabile».
Un problema che riguarda l'intera Europa
L’Unione Europea parlerà con l’azienda farmaceutica britannica AstraZeneca la prossima settimana dei problemi di produzione delle dosi di vaccino anti-Covid, difficoltà che minacciano di ridurre significativamente il lotto di vaccini che Bruxelles si aspettava per il primo trimestre di questo anno. Come annunciato dal ministero della Salute olandese, l’Ue è «ancora in trattativa» con l’azienda, che ieri ha annunciato che ridurrà del 60% il lotto totale di vaccini che consegnerà a Bruxelles nel primo trimestre del 2021. Nel caso dei Paesi Bassi, queste difficoltà della produzione ridurranno i vaccini che il governo olandese attendeva, da 2,3 milioni a soli 920mila. I ritardi nella consegna del vaccino AstraZeneca - che peraltro ancora non ha ancora ricevuto l’approvazione dell’Agenzia europea del farmaco - potrebbero costringere vari Paesi europei, che avevano programmato di vaccinare la maggioranza della popolazione con l’antidoto sviluppato dall’azienda farmaceutica britannica insieme all’università di Oxford, ad adeguare i programmi delle campagne di vaccinazione.