Circa 15 esemplari di mascherine U-Mask sono state sequestrate dalla Procura di Milano, che ha aperto un inchiesta per verificarne le caratteristiche effettive. L’indagine parte dalla denuncia di una società concorrente che ha portato all’attenzione degli investigatori il fatto che mentre la capacità di filtraggio dichiarata è del 98-99%, quella reale è molto inferiore. Il fascicolo è coordinato dai procuratori aggiunti Tiziana Siciliano ed Eugenio Fusco, e le analisi sono state affidate alla Polizia locale e alla polizia giudiziaria del dipartimento Salute, Ambiente e Lavoro. L’ipotesi di reato è frode nell’esercizio del commercio nei confronti dell’amministratrice della società che detiene il marchio per l’Italia.
U-Mask: "Azienda, convinti correttezza. Collaboriamo con i pm"
«Confermiamo che questa mattina su richiesta della procura della Repubblica di Milano sono state svolte acquisizioni documentali sul nostro prodotto U-Mask. Abbiamo collaborato attivamente con gli inquirenti, fornendo tutta la documentazione richiesta. Ribadiamo che il prodotto U-Mask rispetta pienamente le norme e le leggi in materia». E’ quanto dichiara U-Earth, la divisione italiana dell’azienda britannica che produce le mascherine bio-tech U-Mask, cu cui la procura di Milano ha aperto un’inchiesta. L’indagine nasce dall’esposto di una ditta concorrente che contesta la capacità di filtraggio dichiarata, al 98-99%, ma che si fermerebbe al 70%. «Tutta la documentazione tecnica relativa ai nostri dispositivi è stata a suo tempo inviata, come prescritto dalla legge, alle autorità competenti (ministero della Salute) che, preso atto della correttezza della documentazione accompagnatoria e delle prove tecniche effettuate, ne ha disposto l’approvazione e la registrazione come dispositivi medici di classe uno», prosegue l’azienda nella nota. «Siamo certi che le indagini in corso chiariranno la trasparenza del nostro operato».